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Cronaca

Stop all'inno di Mameli, nuova bufera sulla Lega

Diktat di Gobbo ai sindaci veneti. Tosi: "Non ne parlo". Di Dio: "Non ne conoscono il significato"

L’attacco della Lega Nord all’inno nazionale rischia di creare una nuova spaccatura tra Verona e Treviso, ma anche all’interno della maggioranza di palazzo Barbieri. “Da adesso in poi le cerimonie si faranno senza inni”, ha detto Giampaolo Gobbo, segretario regionale del Carroccio, nonché sindaco di Treviso. La sua decisione, però, non sarà limitata alla Marca trevigiana, ma dovrà essere seguita da tutti gli amministratori della regione, anche dai veronesi. “L'inno d'Italia – ha aggiunto Gobbo - non serve assolutamente, perchè non è certo quello che contribuisce ad alimentare il senso dello Stato. D'ora in avanti i miei dovranno seguirmi sulla mia strada”.

Il quadro che potrebbe profilarsi dopo il diktat lanciato dal segretario regionale della Lega è già chiaro: nessun inno di Mameli alle manifestazioni pubbliche organizzate dove a governare è uno del Carroccio. Si salveranno solo le “cerimonie strettamente legata alle forze armate – ha precisato Gobbo -, come potrebbe essere l’inaugurazione di una caserma. Questo per rispetto delle forze dell’Ordine”.

Ma come si comporteranno gli amministratori leghisti veronesi? Il sindaco Tosi non intende rilasciare dichiarazioni, ma da lui questo argomento era già stato trattato in passato. Come, ad esempio, nello scorso giugno quando, dopo la polemica innescata dal presunto “no” del governatore Luca Zaia all’esecuzione dell’inno di Mameli all’apertura di una scuola a Vedelago, il sindaco di Verona aveva detto, come riportato da un quotidiano locale: “Il protocollo parla chiaro: in occasioni istituzionali va suonato l’Inno. Quindi, c’è stato un errore, ma la questione mi sembra ormai superata”. Il protocollo di cui parla il sindaco prevede che Fratelli d’Italia venga suonato in occasioni di manifestazioni ufficiali nelle quali viene esposto il tricolore nazionale.

Sempre Tosi, nello stesso periodo, aveva detto: “Mi piace in quanto è l’Inno nazionale, e quindi mi ci riconosco. Poi possiamo discutere se sia bello o brutto, ma resta la canzone degli italiani”. Adesso c’è da capire come si comporterà il sindaco. Se continuerà, come fatto fino ad oggi, a seguire il protocollo facendo suonare ancora l’inno alle manifestazioni ufficiali, oppure seguirà le direttive di Gobbo.

In linea con il segretario veneto della Lega gli onorevoli Matteo Bragantini, segretario provinciale del Carroccio, e Giovanna Negro, sindaco di Arcole. “Le indicazioni del segretario nazionale Gobbo – ha detto Bragantini – vanno seguite”. La Negro vuole approfondire cosa intende esattamente Gobbo: “Parlerò con lui per capire che linea intraprendere in futuro”. Allarga il ragionamento l’onorevole Alessandro Montagnoli, sindaco di Oppeano: “Negli ultimi anni si sta abusando dell’uso dell’inno. Se una manifestazione prevede che venga eseguito si deve farlo, ma non si deve esagerare”.

Non ci sta ad una possibile “abolizione” dell’inno nazionale l’assessore comunale Vittorio Di Dio, ex An, ora al Pdl: “Molti non conoscono neanche il significato delle parole di Mameli. La parte contestata è ‘ché schiava di Roma Iddio la creò…’, ma chi la critica non ha capito che la schiavitù è riferita alla ‘vittoria’, non all'Italia. Dovrebbe quindi studiare un po’ di analisi logica”. A differenza di Gobbo, Di Dio auspica che Fratelli d’Italia venga eseguito in più manifestazioni possibile: “Perché è il simbolo di un momento storico importantissimo per la nostra nazione”.

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