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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Sposa chi vuoi, ma non a Verona: la città dell'amore nel 2018 è gay unfriendly

Bandito dall'amministrazione comunale lo slogan gay friendly e la relativa immagine utilizzati dall'azienda di Wedding Planner MyEve in occasione di Verona Sposi all'ex Arsenale, in quanto sono stati giudicati da Palazzo Barbieri non in linea con l'idea di "famiglia naturale"

Stupisce lo stupore di chi si stupisce, o detto altrimenti: che cosa ci si poteva aspettare da un'amministrazione comunale che vede nella persona del sindaco Federico Sboarina il principale esponente della lista civica Battiti per Verona, quella lista che nel suo programma per le elezioni 2017 (punto 5, pagina 16) espressamente affermava «Famiglia per noi è quella fra un uomo e una donna: altre non ve ne sono»? Casomai a stupire è il fatto che ancora oggi a Verona, malgrado tutto, si celebrino comunque le unioni civili, una media di cinque al mese, regolamentate da una legge nazionale che, evidentemente, costa parecchia fatica dover rispettare a molti dell'attuale amministrazione cittadina. 

Inevitabile, dunque, che lo slogan scelto per Verona Sposi da SIlvia Cassini, impiegata commerciale che con passione porta avanti anche l'attività di Wedding and Event Planner, non sia piaciuto a Palazzo Barbieri: «#Sposachivuoi». Una scritta semplice in stile social, per affermare un principio altrettanto semplice: la sfera affettiva è tua e gestiscitela come ti pare e piace. Ad accompagnare lo slogan, pensato appositamente per lo stand di MyEve all'ex Arsenale di Verona, c'era anche un'immagine che ritrae un uomo e una donna al centro (Ken e Barbie), un uomo e un uomo sul lato sinistro e, infine, una donna e una donna sul lato destro. La «famiglia naturale» è seriamente in pericolo, meglio censurare tutto. 

Detto fatto, dopo le proteste ingiunte al Comune dal Popolo della Famiglia (che tecnicamente non rientra nella maggioranza ed è senza consiglieri eletti a Palazzo Barbieri, ma solo nelle Circoscrizioni), è arrivata la scomunica e la telefonata indirizzata agli organizzatori dell'evento Sposachivuoi:

«Ci hanno detto che quell’immagine e lo slogan avevano creato disturbo all’amministrazione che ci ha concesso l’immobile, - hanno dichiarato gli organizzatori intervistati da Elisa Pasetto su L'Arena di oggi - chiedendo che venissero subito rimossi».

Una simile sequela si era già vista a Verona non molto tempo fa, all'epoca del Tocatì, quando l'evento Biblioteca Vivente che si sarebbe dovuto tenere come di consueto in Biblioteca Civica venne giudicato inadeguato dal PdF e in seguito bandito dal Comune. Stesso schema e storia che si ripete, con questa volta l'assessore al Patrimonio e Demanio Edi Maria Neri (Verona Pulita ndr) che ha chiarito nuovamente il concetto con alcune cristalline dichiarazioni rilasciate al quotidiano L'Arena:

«È una questione di coerenza con il pensiero di questa amministrazione. - ha spiegato l'Ass. Neri - Questo slogan non è passato perché il riferimento era il contrario della famiglia tradizionale: il target, l’ideologia a cui si rifà questa amministrazione».

Per citare l'Ecclesiaste, «Nulla di nuovo sotto il sole».

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