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Contro lo smog, possibili blocchi del traffico. Bertucco: "Non è abbastanza"

Nel caso i valori massimi di Pm10 nell'aria fossero troppo elevati per dieci giorni consecutivi, si potrebbe attuare un blocco delle auto fino alle Euro 3. Il consigliere comunale chiede però soluzioni strutturali

Si sono riuniti in un tavolo tecnico ieri, 5 ottobre, i rappresentanti dei comuni della provincia di Verona. Il prodotto della riunione è un piano valido per i prossimi mesi, che ha come finalità il contenimento della presenza di Pm10 nell'aria.

Il piano prevede due gradi di allarme: il primo scatta dopo quattro sforamenti consecutivi del limite massimo giornaliero di polveri sottili, il secondo dopo 10 giorni consecutivi con limiti sopra la soglia concessa per legge. Se si dovesse verificare quest'ultimo caso, le amministrazioni potranno far scattare anche un blocco del traffico per almeno dieci giorni per tutti i veicoli fino alla categoria Euro 3.

Insomma, un blocco graduale e temporaneo del traffico. Una soluzione che di innovativo ha poco e che può avere i suoi benefici nel breve periodo, ma non attacca alla radice il problema. "Nel dibattito non c’è alcuna traccia delle famose misure strutturali", denuncia il consigliere comunale veronese Michele Bertucco, il cui auspicio è quello di trovare delle soluzioni più incisive.

Al di là di misure blande e di altre fantasiose come l'asfalto acchiappa-smog - prosegue Bertucco - è arcinoto che l'unica misura efficace per ridurre l'inquinamento è la riduzione del traffico motorizzato privato. I sindaci veronesi che amano posare in fotografia col governatore Zaia dovrebbero avere il coraggio di tirarlo per la giacchetta e chiedergli dove sono finiti i soldi per il sistema ferroviario metropolitano regionale del quale a Verona abbiamo solo sentito parlare. E che fine ha fatto l'integrazione tra il trasporto ferroviario e i bus extraurbani. A livello comunale, Verona manca ancora di tutta la pianificazione necessaria, e se ci vuole del tempo a produrla, si può sempre cominciare con l'attuare alcune delle misure riportate nel piano della qualità dell'aria commissionato all'università di Trento anni fa e poi finito nel cassetto. Secondo l'agenzia europea per l'ambiente ogni anno in Italia ci sono circa 60 mila morti causate dal Pm 2.5 altre 20 mila circa causate dagli ossidi di azoto e 3 mila legate all'ozono per un costo sociale tra i 47 e 142 miliardi di euro. Intervenire conviene, occorre farlo a livello almeno regionale ma in mancanza di input dall'alto è necessario che ciascuno cominci da subito a fare la propria parte.

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