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Cronaca Borgo Trento / Viale Caduti del Lavoro

Sentenza del Consiglio di Stato contro i maestri, sit-in di Potere al Popolo

Sono circa mille i maestri veronesi che in possesso di diploma magistrale abilitante si vedranno negare l'accesso alle graduatorie ad esaurimento e quindi alla stabilizzazione

Sono circa mille maestre e maestri delle scuole primarie e dell'infanzia veronesi colpiti dalla sentenza del Consiglio di Stato che nega la possibilità a chi possiede il diploma magistrale abilitante di essere inserito nelle graduatorie ad esaurimento e quindi ad essere assunto a tempo indeterminato. A livello nazionale sono circa 55mila i maestri coinvolti che in parte manifesteranno l'8 gennaio a Roma. Ma in loro sostegno ci sarà anche una mobilitazione organizzata per domani, 5 gennaio, davanti all'ufficio scolastico provinciale di Verona in viale Caduti del Lavoro. Ad organizzare il sit-in è Potere al Popolo Verona, lista candidata alle prossime elezioni nazionali.

Ancora una volta si rafforza il sistema di sfruttamento degli insegnanti, visto che la maggioranza di loro da anni contribuisce, con il proprio lavoro, al buon funzionamento della scuola pubblica - si legge nella nota di Potere al Popolo - Si compie, inoltre, un atto illegittimo di annullamento dei diritti acquisiti e riconosciuti, e si allarga quello stesso precariato che i governi PD hanno voluto far credere di eliminare con la Buona Scuola. La mancata stabilizzazione non garantisce inoltre la continuità didattica, elemento fondamentale per il percorso scolastico dei bambini che ogni anno invece dovranno cambiare insegnanti e riadattarsi così ad un nuovo metodo didattico. Di fronte a questa ingiustizia il governo non può girarsi dall'altra parte e deve intervenire per sanare la situazione e restituire diritti e dignità a queste lavoratrici e lavoratori. In questi ultimi anni sono tanti gli avvocati, le associazioni o i sindacati piccoli e grandi che hanno spinto i precari della scuola a presentare, a volte dietro cospicuo pagamento, ricorsi su ricorsi per risolvere situazioni personali, senza guardare al quadro generale della condizione precaria e riportando a mera questione individuale e giuridica ciò che dovrebbe essere affrontato e combattuto anche in forma collettiva, sindacale e politica. Adesso, in risposta a questo ennesimo abominio giuridico, parte di quelle stesse associazioni, sfruttando la situazione, ripropongono ai lavoratori l'ennesimo ricorso a pagamento, cioè una cura che in certi casi si è rivelata peggiore del male. Ma nessun ricorso da solo potrà avere efficacia se non sarà sostenuto da una larga e decisa mobilitazione.

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