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Cronaca Gazzo Veronese / Via Dosso de Pol

Si concludono con importanti rinvenimenti gli scavi archeologici a Gazzo

La campagna ha portato alla luce una necropoli lungo un'antica strada romana, riconducibile alla via Claudia Augusta. “Grandi sorprese hanno rivelato i corredi in ottimo stato di conservazione", ha detto Patrizia Basso, docente di archeologia dell’ateneo scaligero

Si chiude oggi, giovedì 3 novembre, la terza campagna di scavi a Gazzo Veronese condotta da un'équipe del dipartimento Culture e civiltà dell'università di Verona sotto la direzione di Patrizia Basso, docente di archeologia dell’ateneo. Le ricerche si sono concentrate sull’importante via pubblica romana che da Hostilia portava a Verona e poi da qui a Trento e all’Oltralpe: della strada, mai indagata in precedenza con puntuali indagini di scavo, si sono raccolti importanti dati topografici, tecnici e cronologici. Con la campagna 2016 è stata, inoltre, approfondita l’indagine della necropoli emersa su uno dei lati della strada romana. Quest’anno si sono portate alla luce una dozzina di tombe a cremazione, del tipo a cassetta di embrici o ad anfora segata che vanno a costituire, assieme alle altre dodici tombe già scavate nel 2015, un’area funeraria estesa anche oltre al limite del saggio che verrà indagata con ulteriori campagne future, così da capirne l’estensione complessiva.

LA CAMPAGNA DI SCAVO - Lo scavo, condotto in un campo di proprietà di Maurizio Zuliani, è reso possibile su concessione ministeriale nell'ambito del Progetto GaVe (Indagini archeologiche a Gazzo Veronese) ed è svolto in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo e Università “La Sapienza” di Roma. Responsabili dello scavo sono Valeria Grazioli e Marina Scalzeri dell’università di Verona supportate da alcuni studenti del corso di laurea di Beni Culturali dell’ateneo e da altri studenti della laurea magistrale in Quaternario Preistoria e Archeologia delle università di Ferrara, Verona, Trento e Modena. I lavori hanno previsto anche la partecipazione alle attività teoriche e pratiche di alcuni studenti del Liceo Cotta di Legnago, impegnati in un progetto di alternanza scuola-lavoro. Un supporto operativo fondamentale è stato offerto dalla ditta Sap, in particolare da Alberto Manicardi; il sostegno economico si deve alla Verallia Saint-Gobain Spa, al Consorzio di Bonifica Veronese e all’amministrazione comunale di Gazzo Veronese.

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Dalle indagini condotte sulla via pubblica romana si è capito che il tracciato sfruttava i dossi che caratterizzavano l’antico territorio, fra larghe valli fluvio-palustri, presentando un andamento a linea spezzata, piegato appunto a seguire tali dossi. Il tracciato seguiva la riva sinistra dell’antico corso del Tartaro a partire dal capolinea di Ostiglia fino all’attuale località di Ronchetrin, per poi portarsi sulla sua destra. Si è inoltre evidenziato che la strada era costruita su un largo terrapieno (circa 10 metri), formato da riporti di sabbia locale e coperto in origine da ghiaie, asportate a seguito dei lavori agricoli. Sul lato verso il dosso, più asciutto e drenato rispetto all’altro che finiva nelle citate bassure vallive, era aperto un ampio canale per il deflusso delle acque (circa 9 metri). “Per quanto concerne la cronologia – precisa la professoressa Basso - le tombe portate alla luce nel 2014-15 sulla sponda del canale laterale hanno fornito un significativo indizio per datare alla fine del primo secolo avanti Cristo la realizzazione della strada. Sembra, quindi, riconoscibile nella via Claudia Augusta, menzionata in due cippi miliari come aperta da Druso nel momento delle conquiste alpine (16-15 a.C.) e poi monumentalizzata dal figlio, l’imperatore Claudio”.

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Per quanto riguarda le tombe, le 12 pervenute durante gli scavi del 2016 si allineavano in due file parallele sulla sponda del canale laterale alla strada, che quindi nel paesaggio rurale del tempo funse da elemento attrattore per le tombe di quanti vivevano in area. “Grandi sorprese hanno rivelato i corredi in ottimo stato di conservazione – rileva la Basso - le tombe hanno restituito vasi e coppette ceramici, ma anche balsamari vitrei, lucerne, monete, una pedina da gioco e anche un paio di orecchini d’oro. Lo studio di tali manufatti e le analisi paleobotaniche, osteologiche e chimiche che si intendono condurre in collaborazione con i colleghi dell’Università di Ferrara, permetteranno di capire aspetti importanti del rituale funerario romano. Oltre allo scavo, si sono condotte anche attività di ricognizioni archeologiche sui terreni comunali, così da capire l’interazione del tracciato viario con le aree insediative limitrofe e ricostruire il paesaggio dell’areale in età romana”.

Il cantiere è stato aperto per tre giorni alle visite di alcune scolaresche degli istituti comunali, continuando l’attività di racconto alla cittadinanza che si era avviata nell’aprile 2016 con una mostra fotografica sulle ricerche e i risultati raggiunti, organizzata a Gazzo Veronese assieme ai ragazzi del Liceo Cotta che avevano lavorato sul campo nelle campagne precedenti.

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