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Cronaca Borgo Trento

Più di un veronese su tre dichiara: “Sempre più attenzione alle spese mediche”

Nuova indagine dell’Osservatorio Sanità UniSalute a Verona: costi e tempi sotto i riflettori. Il 39% degli intervistati afferma di fare molta più attenzione ad aprire il proprio portafoglio in occasione di spese legate alla salute.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeronaSera

Una larga fetta di veronesi, soprattutto a causa della crisi economica, è sempre più attenta alle spese di natura medica: il 39% infatti afferma di fare molta più attenzione ad aprire il proprio portafoglio in occasione di spese legate alla salute. Il 14% ammette di fare meno visite e controlli rispetto al passato a causa dei costi elevati mentre il 23% dichiara comunque di rinunciare ad altre spese ma non a quelle per la salute.

In un momento di forte dibattito sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale, questo è quanto rilevato dall'ultima indagine realizzata dall'Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha tastato il sentiment degli abitanti della provincia veneta, da sempre abituati a poter contare su un'assistenza medica gratuita o a prezzi calmierati garantita dallo Stato, sui costi della salute.

Non è però solo questione di denaro. Anche i lunghi tempi per riuscire a prenotare un esame con il servizio pubblico costituiscono spesso un ostacolo concreto. L'indagine dell'Osservatorio ha focalizzato la sua attenzione anche su questo aspetto.

Il 27% degli intervistati dichiara a questo proposito che normalmente impiega tra uno e tre mesi per riuscire a prenotare un appuntamento ma addirittura il 44% afferma che spesso è costretto ad attendere più di tre mesi e la percentuale arriva al 53% tra le donne. Un fatto che non stupisce se si pensa che ben il 60% indica nella mammografia l'esame per il quale i tempi di prenotazione nel pubblico sono i più lunghi.

Anche l'ecografia (52%), che siano uomini o donne ad esprimersi, richiede molta pazienza se si decide di eseguirla attraverso il servizio pubblico. Al terzo posto per i tempi d'attesa si segnalano infine le visite e gli esami oculistici (32%).

Se rivolgersi al settore privato consente di risolvere il problema dei tempi di attesa, l'impatto sul portafoglio è tuttavia elevato: le stime parlano oggi di circa 10 miliardi spesi dagli italiani di tasca propria (fonte: elaborazione UniSalute su dati Censis). Un impatto destinato a crescere se l'offerta pubblica farà sempre più fatica ad affrontare i costi da sostenere. I veronesi, e gli italiani in genere, sembrano quindi destinati a dover scegliere tra fare crescenti sacrifici per potersi curare e rinunciare ad almeno parte delle prestazioni desiderate o alla tempestività delle cure. Se questa domanda fosse intercettata da operatori virtuosi del secondo pilastro, in grado di operare all'interno della filiera come una centrale di acquisto, controllando costi e qualità delle prestazioni erogate, potrebbe essere organizzata in modo efficiente per garantire tempi rapidi di accesso alle prestazioni, qualità delle stesse e costi contenuti, garantendo la sostenibilità dell'intero sistema.

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