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Cronaca Piazza delle Erbe

Manifestazione. "Rivolta il Debito" chiude le filiali Deutsche Bank a Verona

Nella mattina di mercoledì 29 luglio si è svolta un'azione dimostrativa a sostegno del popolo greco da parte di Rivolta il Debito Communia, i cui esponenti hanno "requisito" le filiali presenti a Verona della principale banca tedesca

Germania modello di solidità economica da prendere come esempio? Lo pensano in molti e altrettanti, o forse più, lo affermano quasi soltanto per abitudine. Chi invece dissente apertamente da questa visione delle cose, sono i manifestanti di “Rivolta il Debito Communia” che mercoledì 29 luglio in mattinata, si sono riuniti per protestare contro le politiche d’austerità tedesche e in favore del popolo greco. La singolare ed espressiva forma di protesta messa in atto, è stata quella di chiudere simbolicamente le filiali Deutsche Bank presenti nella città di Verona. Rendere inoperose quelle banche, ritenute non solo complici ma direttamente responsabili delle condizioni di vita estremamente difficili che i cittadini greci devono sopportare, è stata questa l’azione politica scelta da parte dei manifestanti per far sentire la propria voce.

La Grecia, in effetti, sta attraversando un periodo estremamente complesso dal punto di vista economico e, nonostante gli sforzi del suo premier Tsipras, il risultato politico ottenuto di recente in Europa è stato a dir poco scoraggiante. Il pil del Paese è calato di circa il 25%, mentre il ceto medio sta scomparendo (qualcuno di recente lo ha fatto notare a proposito dell’Italia). Il collasso del sistema sanitario greco, non sempre riesce a essere limitato dalla buona volontà delle organizzazioni di volontari, ma soprattutto grava sulla Grecia quella spada di Damocle costantemente sospesa, rappresentata da un debito di oltre 300 miliardi, e che le istituzioni europee continuano a utilizzare come arma durante le fasi di contrattazione. Certo il debito si è venuto a creare negli anni passati, soprattutto per le politiche sciagurate dei precedenti governi greci, ma attualmente è lo stesso FMI ad aver riconosciuto la sua sproporzione e l’impossibilità di estinguerlo anche a fronte di cospicue dilatazioni nelle scadenze.

Dall’altra parte si pone invece la Germania, quella nazione che nel secolo scorso si è vista condonare ben due debiti di enorme portata dopo i conflitti mondiali, e che quasi per un caso del destino, ora si ritrova nuovamente a capo di tutta l’Unione Europea. Una legittimazione ufficiosa, ma costante, che le deriva dalla fama di economia principale dell’eurozona, stabile ed efficiente, un modello appunto per tutti i restanti Paesi dell’eurozona. Come già anticipato, non sono di quest’avviso gli esponenti di “Rivolta il Debito Communia”, i quali al contrario ipotizzano per la Germania, e in particolare per le filiali di Deutsche Bank, una situazione alquanto differente.

Stando a una nota da loro rilasciata e riportata anche dal corriere.it, è infatti possibile leggere che “le casse di risparmio tedesche che hanno un ruolo fondamentale nel sostegno all’economia locale, hanno pagato duramente la crisi dei subprime e sono finite in una situazione fallimentare per essere risollevate soltanto dall’intervento governativo. Deutsche Bank in questi anni di crisi non ha solo gestito risparmi ed erogato crediti, ma per mantenere alti i profitti è andata a cercare investimenti particolarmente rischiosi sul mercato dei derivati. Con cifre pazzesche: siti specializzati e ormai anche quotidiani di informazione parlano di 54 000 miliardi di euro, cioè 20 volte il Pil della Germania. In confronto l’esposizione verso la Grecia è poca cosa, 24 miliardi di euro, ma è comunque una crepa in più su una struttura malata tanto gravemente che varie fonti la paragonano alla Lehmann brothers”.

Nulla di quanto si è soliti sentir dire in proposito dunque; e la nota riportata sempre anche dal corriere.it poi prosegue oltre: “Infatti i guai per questo gigante della finanza sono tanti e meritano davvero la chiusura simbolica che ha ricevuto a Verona: problemi giudiziari con autorità statunitensi ed europee per manipolazione dei tassi di cambio sulle materie prime, finanziamento ad imprese tra le più distruttive per l’ambiente e l’ecosistema nei paesi emergenti e soprattutto la pesantissima esposizione nei derivati. In Europa le banche tedesche sono le più toccate dalla crisi ed il sistema bancario è riuscito a recuperare solo grazie agli aiuti del governo che da una parte ha finanziato i salvataggi dall’altra ha manovrato a Bruxelles - sfruttando la sua egemonia politica - le ristrutturazioni dei paesi in difficoltà - Grecia in primis - proteggendo gli interessi nazionali. Considerando l’entità del debito greco, 318 miliardi, la colossale esposizione della Deutsche Bank in derivati e i pericoli che ne potrebbero scaturire, pare evidente che la pena imposta al popolo greco, con l’umiliante accordo imposto dall’Eurogruppo, scaturisce dal fatto che una parte consistente delle risorse destinate alla Grecia sono finite nelle casse delle banche tedesche e francesi. Ma è il sistema finanziario tedesco ad essere a rischio default. Eppure il pericolo per l’Europa della troika è Atene e non Francoforte e il debito che deve essere assolutamente ripagato è quello greco”.

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