Referendum Fondazione Arena, vincono i no. Accordo bocciato per due voti
I lavoratori hanno respinto il piano di risanamento firmato dalla Cisl e integrato da Cgil e Uil. E il Comitato Opera nostra non teme il commissariamento: "Almeno apriamo il vaso di pandora"
Che non avrebbe stravinto il sì, lo si era visto durante la manifestazione "Abbracciamo L'Arena", che aveva mostrato un nutrito fronte di contrari sia all'accordo firmato dalla Cisl, sia a quello poi integrato con le modifiche volute da Cgil e Uil. C'era il rischio poi che il referendum non si svolgesse per le divisioni tra i sindacati, ma alla fine si è tenuto. E hanno vinto i no. Il conto finale è stato, due schede nulle, due schede bianche, 130 voti favorevoli, 132 voti contrari. I lavoratori hanno quindi respinto il piano di risanamento della Fondazione Arena. E oggi, 7 aprile, il Consiglio d'Indirizzo deciderà il futuro dell'Ente, alla luce di questa posizione presa dai lavoratori. E non è escluso che, visti i debiti della Fondazione, il CdI non decida per la liquidazione, come minacciato da Flavio Tosi.
Una minaccia che non ha spaventato e non spaventa chi ha sempre espresso posizioni critiche su questo accordo e che dopo il referendum canta vittoria: "Nonostante la strada in salita - ha scritto il comitato Opera Nostra - Fondazione Arena Bene Comune - i lavoratori hanno espresso chiaramente il loro no. Dopo l'umiliazione inflitta ai leccapiedi aziendali, si esigono la cacciata della dirigenza, un piano industriale che confermi tutto l'organico, ballerini e aggiunti compresi e nessun taglio ai salari e il commissariamento, in modo che si apra il vaso di pandora".
E sul blog Sos Fondazione Arena si legge: "Alla fine la parte di Teatro onesta e pulita ha avuto ragione. Alla fine non hanno prevalso i ricatti e le minacce della Dirigenza della Fondazione e del Sindaco Tosi che, appoggiati dalla organizzazione sindacale Cisl, hanno tentato sotto la minaccia della liquidazione del Teatro di far passare un accordo fortemente penalizzante per i lavoratori e di contro estremamente garantista nella tutela della Dirigenza verso le proprie responsabilità per la situazione di grave crisi economica in cui il Teatro versa. Di certo ora la trattativa, dopo questo tentativo di interventi imposti a forza esclusivamente a carico dei lavoratori, dovrà prendere tutt'altra piega poiché non potrà proseguire senza la considerazione delle istanze dei lavoratori, pur disponibili a dei sacrifici per salvare il loro Teatro, a patto però della salvaguardia dell'integrità di tutti i settori artistici, tecnici ed amministrativi, dell'imprescindibilità del piano di risanamento da un vero rilancio artistico e produttivo e dalla necessità di una valutazione attenta all'operato dirigenziale e alle proprie responsabilità. Di certo questo passaggio ha segnato una grande sconfitta per la Dirigenza del Teatro e per la stessa Cisl, che attraverso questo referendum ha cercato di salvaguardarne l'immunità da ogni responsabilità attraverso l'avvallo di un accordo bocciato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori già in prima istanza. Il referendum dovrebbe a questo punto aver messo la parola fine a tale atteggiamento di arroganza sindacale".