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Cronaca San Zeno / Via Città di Nimes

Razzismo al concerto in memoria di Rudy Rotta. Salemi: "Sia fatta chiarezza"

La consigliera regionale del PD chiede una ferma condanna da parte delle istituzioni. E il consigliere comunale Tommaso Ferrari aggiunge: "Si vada in fondo alla questione in modo con non si ripeta"

La richiesta si è alzata da più parti: fare chiarezza e farla subito. L'episodio è avvenuto sabato scorso, 23 settembre, durante il concerto in memoria di Rudy Rotta organizzato nel vallo di via Città di Nimes. Amate Gueye, giocatore di basket italiano di origine senegalese, vorrebbe entrare con un'amica, ma prima gli dicono che si può assistere al concerto solo su invito, poi un addetto alla sicurezza gli rivela che l'organizzazione avrebbe espressamente vietato l'ingresso ai neri.

Ancora una volta, l'ombra del razzismo cala su Verona, dopo il caso della 15enne Dora scoppiato giusto un mese fa. Sono partite le indagini interne all'organizzazione e anche da parte del Comune di Verona, che ribadisce la propria contrarietà ad ogni forma di discriminazione. La consigliera regionale del PD Orietta Salemi ha ricordato la morte di Nicola Tommasoli avvenuta nove anni fa, "vittima di una violenza inaudita e gratuita, che ha bollato Verona come città razzista", oltre a quello già citato di Dora e dei corri inneggianti a Hitler durante la festa dei tifosi della Curva dell'Hellas Verona. "Tutto questo fa male non solo alle vittime, ma alla comunità veronese che è ben altro: è una comunità solidale, una comunità di missionari e volontariato operoso - ha aggiunto Salemi - Per questo serve determinazione isolando e stigmatizzando qualsiasi segno di intolleranza o razzismo strisciante o evidente, perché si tratta di un attentato alla dignità umana, oltre che di uno sfregio continuo che Verona non merita".

Alle parole di Salemi, si sono aggiunte anche quelle di Tommaso Ferrari, capogruppo di Verona Civica in consiglio comunale.

Anche se molto deve essere ancora chiarito, l'episodio è triste e grave - scrive Ferrari - Il fatto in sé che ci deve far riflettere, perché chiama in causa ancora una volta valori non negoziabili che sembrano però latitare nella nostra città, come la tolleranza, il rispetto, la convivenza. Amate Gueye è un cittadino che come noi ha il diritto di vivere la sua città senza limitazioni e sconcertanti discriminazioni. Andare a fondo della questione e impedirne nuove inquietanti repliche deve diventare la nostra battaglia prioritaria, come cittadini e soprattutto come amministratori pubblici. Perché non si alimenti l'odio soffiando sulla paura, ma ci si impegni in veri processi di integrazione e di educazione alla diversità.

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