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Cronaca Legnago

Processo Pfas: «Da Miteni nessuna azione volta all’interdizione del rischio ambientale»

Il 19 gennaio si è tenuta una nuova udienza in Corte d'Appello in merito all'inquinamento che ha colpito le province di Vicenza, Verona e Padova, durante la quale ha deposto Eugenia Dogliotti, già direttore del dipartimento ambiente e salute dell'Istituto superiore di sanità

Giovedì 19 gennaio, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, ha deposto Eugenia Dogliotti, già direttore del dipartimento ambiente e salute dell'Istituto superiore di sanità, nell’ambito del processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari, relativamente al caso Pfas che tocca le province di Vicenza, Verona e Padova.

Dal confronto fra la dottoressa Dogliotti e le altre parti, tra cui l’avvocato Angelo Merlin, che con i colleghi Marco Tonellotto e Vittore d’Acquarone assiste Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, è emersa un'ulteriore conferma: già a partire dagli anni 2000, sotto la spinta della preoccupazione per gli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente, la legislazione dei vari Stati e l’industria avevano intrapreso azioni per ridurre il rilascio di Pfas a lunga catena in ambiente.
A influire evidentemente il caso Dupont, che scoppiò negli Stati Uniti all’inizio del nuovo millennio in quanto l’omonima industria si rese responsabile dell’inquinamento della falda, per poi essere condannata a ripulirla e a risarcire le persone danneggiate.

Nonostante fra gli operatori della chimica la vicenda Dupont fosse nota o comunque la relativa notizia fosse di facile reperibilità, a detta anche della dottoressa Dogliotti, Miteni non avrebbe intrapreso alcuna azione volta all’interdizione del rischio ambientale. E, peraltro, avrebbe continuato a produrre sostanze perfuoralchiliche o dato avvio alla produzione di nuove sostanze perfluorurate.
Inoltre, nonostante i monitoraggi ambientali eseguiti da Erm Italia avessero posto in evidenza fino al 2009 il grave inquinamento del sito e della falda sotterranea, le relative risultanze non furono mai comunicate da Miteni agli enti competenti, tra cui le società idriche.

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