rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Porto San Pancrazio / Lungadige Galtarossa

Poliziotti della questura di Verona indagati, Flavio Tosi: «Sono innocenti fino al terzo grado di giudizio»

Il deputato di FI Tosi parla dell'«usanza barbara di notificare interdizione attraverso i giornali» e definisce «immotivato» e «ideologico» il provvedimento nei confronti di 12 agenti di polizia della questura di Verona indagati e sospesi dal servizio. Lettera aperta del Siulp al ministro Nordio, mentre Ges Veneto replica a Tosi: «Tra poteri dello Stato serve reciproco rispetto»

Flavio Tosi, deputato di Forza Italia, è intervenuto con una nota nella quale «critica fortemente il provvedimento interdittivo del Gip di Verona Livia Magri contro 12 agenti di polizia della questura di Verona indagati e sospesi per un anno dal servizio». Così si legge nella comunicazione del parlamentare veronese che ha in merito dichiarato: «Quello del Gip è un provvedimento immotivato, ideologico e che calpesta il diritto, poiché gli agenti, come qualunque cittadino, secondo la Costituzione italiana sono innocenti fino al terzo grado di giudizio (e per me sono innocenti in assoluto e i processi lo accerteranno)». 

In aggiunta, secondo l'esponente di Forza Italia Flavio Tosi, si sarebbe dinanzi a «un provvedimento finanche inutile e tardivo, giunto a più di quattro mesi dall’avvio delle indagini, quando non sussiste più alcun pericolo di "reiterazione criminosa". Infatti, - ha rimarcato ancora l'onorevole Flavio Tosi - in attesa delle indagini, era stata la stessa questura a togliere dalla strada in via cautelativa i poliziotti, dirottandoli negli uffici amministrativi». Come peraltro già anticipato al tempo dalla questura scaligera, l'ipotesi accusatoria che viene oggi in via formale contestata ai dodici agenti è che non avrebbero impedito o comunque denunciato i presunti abusi che, eventualmente laddove fossero comprovati, sarebbero stati commessi da loro colleghi. Sempre il deputato veronese Flavio Tosi ha poi sottolineato che «gli agenti interessati sono venuti a sapere delle misure cautelari dai giornali, a loro non è stato notificato nulla. È un’usanza barbara. - ha dichiarato ancora Tosi - Come è molto giacobino aver menzionato i poliziotti con nome e cognome: sono servitori dello Stato innocenti fino a sentenza definitiva, eppure vengono dati in pasto all’opinione pubblica, col rischio anche di subire eventuali ritorsioni dal momento che sono stati dipinti come mostri, che, ripeto, non sono».  

Un tema quest'ultimo che parrebbe essere condiviso anche dall'avvocata Rachele Selvaggia De Stefanis, difensore di uno dei poliziotti, la quale ha indirizzato una lunga lettera al procuratore capo di Verona Raffaele Tito ed al presidente del Tribunale Penale di Verona Raffaele Ferraro. Nella missiva, divulgata nella sua interezza dall'ufficio stampa del SAP Nazionale (Sindacato Autonomo Polizia, ndr), tra le varie cose si legge: «Ritengo l’accaduto quanto mai grave e fortemente lesivo dei diritti del mio assistito che, come la sottoscritta, ha appreso una notizia così incisiva per la propria reputazione, la vita personale e lavorativa dai quotidiani, senza neppure avere la possibilità di conoscere il contenuto del provvedimento ovvero di conferire con il proprio difensore. Purtroppo, - scrive sempre l'avvocata Rachele Selvaggia De Stefanis - quest’ultimo episodio, che io ritengo gravissimo, rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di una prassi che, in questi 6 mesi di indagine, è stata fin troppo reiterata e consolidata nel "passare" alla stampa notizie e contenuti prima ancora che il difensore ovvero gli interessati ne fossero informati come da procedura».

In merito alla vicenda il segretario generale del SAP, Stefano Paoloni, ha commentato: «Condividiamo la nota inviata dall’Avv. Rachele Selvaggia De Stefanis al procuratore capo di Verona Raffaele Tito e al presidente del tribunale penale di Verona Raffaele Ferraro, poiché il diritto di non colpevolezza sino all’ultimo grado di giudizio deve essere garantito anche agli operatori delle forze dell’ordine e la divulgazione di notizie tra l’altro non ancora notificate agli interessati significa scrivere già nell’opinione pubblica una sentenza definitiva». 

Quest'oggi, venerdì 27 ottobre, un'altra lettera aperta è stata inoltre indirizzata al ministro della giustizia, l'onorevole Carlo Nordio, firmata in questo caso dal segretario generale provinciale del Siulp di Verona (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia, ndr) Davide Battisti. Quest'ultimo, tra le varie cose, nella lettera ricorda «le parole con le quali lei, signor ministro, nel corso di un suo recente intervento pubblico in un evento promosso proprio qui a Verona, ha segnalato la perversione di un sistema giudiziario in cui è estremamente facile essere colpiti da provvedimenti restrittivi nella fase in cui si dovrebbe essere presunti innocenti, mentre chi viene condannato ha buone probabilità di non dover scontare alcuna pena».

In aggiunta, lo stesso segretario generale provinciale del Siulp di Verona Davide Battisti nella sua lettera aperta, rivolgendosi ancora direttamente al ministro della giustizia Carlo Nordio, spiega che «se ci siamo indotti a scomodarla è perché ieri mattina, alle prime luci dell’alba, sul sito di uno dei quotidiani locali, è stato pubblicato un articolo che dava conto della emissione di un’ordinanza con l’applicazione delle misure cautelari interdittive nei confronti di 17 dei poliziotti oggetto delle indagini di cui siamo a discutere. Al netto del grossolano errore numerico, - rimarca il segretario generale provinciale del Siulp di Verona Davide Battisti - essendo le interdittive in realtà 12 su 17 richieste, è evidente che il giornalista è entrato in possesso di quell’ordinanza prima che i diretti interessati, a cui è stata notificata solo alcune ore dopo, ne venissero a conoscenza».

Il segretario del Siulp Verona rileva quindi che «non è la prima volta che gli atti di questa indagine vengono messi a disposizione della stampa in tempi e con modalità discutibili. E puntualmente - sottolinea Davide Battisti - sulle pagine dei giornali sono stati minuziosamente indicati tutti i nominativi degli interessati associati al considerevole numero di passaggi testuali del provvedimento cautelare senza che i lettori siano stati messi in condizione di distinguere i rispettivi piani di responsabilità, che sono decisamente rilevanti. Una generalizzazione - conclude il segretario generale provinciale del Siulp di Verona Davide Battisti - ancora più ustionante in un momento in cui una verità processuale consolidata almeno da una sentenza di primo grado ancora non è all’orizzonte».

La replica di GES Veneto alle dichiarazioni di Flavio Tosi

L’articolazione veneta dell’ANM (GES Veneto) ha fatto sapere di reputare «doveroso intervenire, ancora una volta, in merito alle esternazioni del deputato di Forza Italia, Flavio Tosi, pronunciatosi nei giorni scorsi sul caso dei 12 poliziotti della questura di Verona». Nella replica siglata GES Veneto, dunque, si legge: «Ancora una volta stigmatizziamo l’intervento di Flavio Tosi che si spinge fino al punto da affermare, con una nota pubblicata sulla propria pagina Facebook, diffusa anche su testate online come www.giornaleadige.it, tgverona.telnuovo.it, www.veronasera.it, www.virgilio.it,: "quello del GIP è un provvedimento immotivato, ideologico e che calpesta il diritto , poiché gli agenti come qualunque cittadino, secondo la Costituzione italiana sono innocenti fino al terzo grado di giudizio (e per me sono innocenti in assoluto e i processi lo accerteranno)". Replichiamo fermamente - affermano da GES Veneto - che riteniamo valicati i limiti di una corretta critica: le suindicate affermazioni sono gravissime e offensive».

GES Veneto quindi prosegue argomentando così la propria posizione: «È noto che la presunzione di innocenza non significa che le persone sottoposte ad indagine penale non possano, cautelativamente, essere sospese dal servizio, come sembra affermare il deputato Flavio Tosi. È noto invece che devono essere sospese se ne ricorrono gli estremi. È noto come la vicenda per cui è in corso il procedimento è venuta alla luce a seguito di un’indagine svolta dagli stessi colleghi dei poliziotti e vogliamo rammentare che il nostro ordinamento offre a ciascun cittadino strumenti di tutela nell’alveo dei molteplici rimedi impugnatori previsti dall’ordinamento. Resta ferma invece nei rapporti tra poteri dello Stato la necessità di reciproco rispetto», conclude la nota di GES Veneto.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Poliziotti della questura di Verona indagati, Flavio Tosi: «Sono innocenti fino al terzo grado di giudizio»

VeronaSera è in caricamento