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Cronaca Cologna Veneta

Pfas, la procura apre un'inchiesta con l'ipotesi di reato di disastro ambientale

È stato il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri ad annunciarlo, al termine di un incontro con le Mamme No Pfas avvenuto in Tribunale: "Aspettiamo il deposito delle consulze tecnice e vedremo se è possibile formulare il capo di imputazione"

Aspettiamo il deposito delle consulze tecnice e sulla quella base vedremo se è possibile formulare il capo di imputazione sul reato di disastro ambientale. 

Sono le parole che il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri ha pronunciato mercoledì mattina ad una rappresentanza di Mamme No Pfas, al termine di un incontro avvenuto in Tribunale. L'intenzione della procura è di "arrivare in un tempo breve alla prima fase del processo Pfas", ha sottolineato Cappelleri. Vale a dire entro la fine del 2018.

Occorrerà invece più tempo, riporta VicenzaToday, per verificare quanto l'inquinamento delle sostanze abbia influito sulla salute umana così come l'eventuale sequestro della Miteni, ritenuta responsabile dello sversamento dei prodotti inquinanti nelle falde, chiesto dalle associazioni al procuratore.

“Dopo aver brancolato nel buio per un lungo periodo, aver ridimensionato e talvolta negato il grave problema nato con il pervasivo inquinamento dei Pfas, in una vasta area del Vicentino e del Veronese (e in parte anche della provincia di Padova), finalmente oggi la Magistratura vicentina anticipa alle eroiche mamme NO-Pfas la volontà di aprire un fascicolo per indagare sull’operato della Miteni con la più grave accusa prevista dalla legge sugli ecoreati, il disastro ambientale. Credo di poter dire che con la legge sugli ecoreati ovvero la legge 68 del 2015, si è aperto un modus operativo per la magistratura che consente di inquadrare correttamente il problema a livello penale e soprattutto individua modalità di percorso che, nei fatti, impediscono la decadenza del reato. Viene infatti sospesa la prescrizione quando le parti individuano necessità di approfondimento, ascolto di testi, valutazione di ulteriori documenti etc… una garanzia di giustizia per coloro che stanno subendo il danno e in questo caso, peggio, lo hanno subito ignari per anni”.
Lo dice Laura Puppato, ex-senatrice PD che da tempo collabora con i comitati NO PFAS, avendo a febbraio organizzato un incontro al Ministero dell’Ambiente.

“Un altro importante tassello per il buon fine o almeno il corretto fine di questa brutta vicenda veneta è stata certo la relazione della commissione Ecomafie che, a livello nazionale ha acceso i riflettori con una corposa relazione di oltre 240 pagine e poi è tornata sui luoghi della tragedia per raccogliere anche le novità che il corpo dei N.O.E. in particolare stava evidenziando. Due relazioni sulla vicenda che hanno fornito elementi di valutazioni suppletivi a cittadini, istituzioni, forze dell’ordine e alla stessa magistratura vicentina che ha così attivato, con un diverso piglio, le indagini - ha continuato - un’ultima fondamentale iniziativa è stata quella del commissariamento dell’area inquinata da parte del governo nazionale, valutando che l’inerzia della Regione Veneto, stante la situazione sanitaria esistente, non potesse più essere tollerata. L’intervento economico previsto di 23milioni di euro nell’immediato e di ulteriori 80milioni di euro per la nuova fonte acquedottistica dicono molto sull’impegno sviluppato nell’area da parte del Partito Democratico e del Governo”.

“Il reato di disastro ambientale prevede fino a 15 anni di reclusione ed è sintomatico che finalmente, grazie all’enorme lavoro svolto dal Governo e dal PD, le cose si stanno muovendo nella giusta direzione. In questo momento non posso non dedicare un pensiero alle mamme del Comitato NO-PFAS, donne coraggiose che da anni combattono per i loro figli, hanno il pieno diritto di avere giustizia”, ha concluso.

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