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Cronaca

Pfas, Bottacin a Greenpeace: "Le accuse di rimanere inerti sono inaccettabili"

Dopo la protesta che si è tenuta davanti alla sede del Consiglio regionale, l'assessore all'Ambiente ha replicato all'associazione: "Da una parte assistiamo agli attacchi per inattività, dall’altro veniamo accusati per esserci mossi troppo"

Non è stata ricevuta dal Consiglio Regionale del Veneto la delegazione di tre rappresentanti di Mamme NO Pfas, attivisti della Climate Defense Units e Greenpeace, al termine della protesta che si è tenuta nella giornata di mercoledì davanti a Palazzo Ferro Fini. Un'azione fatta per protestare contro il grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) che interessa un’ampia area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
"Se prima ci domandavamo da che parte stesse la Regione in questa vicenda della contaminazione da Pfas adesso lo sappiamo, non dalla parte dei cittadini", ha commentato Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Una prima risposta all'associazione è arrivata dall'assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, il quale ha evidenziato che “la delibera dei carotaggi che abbiamo fatto è oggetto di ricorso, uno dei tanti, che abbiamo come Regione per eccesso di potere. 
Da una parte – aggiunge Bottacin - assistiamo agli attacchi di queste associazioni per inattività, dall’altro veniamo accusati per esserci mossi troppo, come sottolineato nel ricorso della ditta. Della due l’una: o racconta balle chi tenta di dire che non abbiamo fatto nulla o racconta balle chi dice che abbiamo fatto troppo.
Ricordo peraltro – conclude Bottacin - che in un caso siamo già stati soccombenti in base a una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque, che evidentemente ha stabilito che avevamo fatto più di quanto potessimo. In tal senso quindi le accuse di rimanere inerti sono inaccettabili”.

Anche la stessa azienda di Trissino, indicata come la principale causa dell'inquinamento della zona, ha replicato agli attivisti che hanno chiesto la bonifica con una nota diffusa.

La zona da bonificare in Miteni non solo è già stata identificata, ma la bonifica è anche già partita da tempo. La bonifica delle acque è in corso da quattro anni e sono state asportate 300 tonnellate di terreno nella zona in cui vi era la contaminazione dei rifiuti seppelliti negli anni Settanta. A ciò si aggiunge l’importante lavoro fatto per isolare la falda sottostante lo stabilimento, che ha portato risultati superiori al 99%. Non si capisce dunque come si possa chiedere oggi "l’'avvio di operazioni di bonifica" già in corso da tempo con importanti risultati già conseguiti e documentati dagli enti.

Mamme No Pfas e Greenpeace in azione al Consiglio regionale

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