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Cronaca Legnago

Pfas. Greenpeace denuncia la Giunta regionale per calunnia e diffamazione

L'associazione ambientalista ha deciso di procedere legalmente, ritenendo false le affermazioni comparse sulla delibera 783 relativa ad "Iniziative in ordine alla pubblicazione di informazioni non corrette sui siti Internet in ordine alla vicenda pfas"

Greenpeace Italia ha depositato mercoldì presso la Procura della Repubblica una denuncia per calunnia e diffamazione nei confronti di tutti i membri della Giunta Regionale del Veneto.

Lo scorso 29 maggio la Giunta ha approvato all’unanimità la delibera 783 relativa ad “Iniziative in ordine alla pubblicazione di informazioni non corrette sui siti Internet in ordine alla vicenda pfas”. Nel testo della delibera si legge che è ritenuta particolarmente offensiva “la considerazione secondo cui la soglia di materiale litoide scavabile nei prossimi anni in Veneto introdotta dalla Giunta è mafiogena”. Greenpeace ha reputato totalmente falsa tale affermazione, diffusa attraverso i principali organi d’informazione locali, e ha deciso di procede legalmente.

“Mentre a causa dei ritardi delle istituzioni regionali sul fronte ambientale migliaia di cittadini veneti continuano a subire sulla propria pelle le gravi conseguenze dell’inquinamento da PFAS, il massimo organo istituzionale del Veneto vota all’unanimità una delibera contenente affermazioni attribuite a Greenpeace senza verificarne la veridicità. La superficialità e la negligenza dimostrate pongono seri interrogativi sulle capacità della Giunta di affrontare in modo adeguato la grave emergenza ambientale che sta interessando una gran parte del Veneto”, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Per l'associzione ambinentalista, non sarebbe meno inquietante la scarsa trasparenza: "infatti sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto disponibile on line è presente solo il “titolo” della delibera con il mandato a querelare Greenpeace. Dal testo che Greenpeace è riuscita ad ottenere, si capisce che la mancata pubblicazione della delibera è un atto deciso in modo esplicito (art. 3 della delibera 783 del 29/05/2017) dalla Giunta".

La contaminazione da PFAS (sostanze perfluoralchiliche) in una vasta area del Veneto è nota dal 2013 e ad oggi, secondo Greenpeace, le autorità regionali non avrbbero adottato alcun provvedimento efficace per fermare l’inquinamento. "Non c’è ancora un censimento degli scarichi di Pfas nell’ambiente che individui chi continua a fare profitti utilizzando queste sostanze pericolose. Purtroppo, come dimostrano i dati recenti diffusi da Greenpeace nel rapporto 'Non ce la beviamo', relativo alla presenza di Pfas in campioni di acqua potabile prelevati in scuole primarie e fontane pubbliche del Veneto, l’inquinamento da Pfas va ben oltre la cosiddetta 'zona rossa' e riguarda anche grandi città come Verona, Padova e Vicenza".

“La Giunta Regionale spreca tempo e denaro dei contribuenti veneti per perseguire legalmente con accuse false Greenpeace piuttosto che impegnare tutte le sue risorse per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Greenpeace si impegna fin da ora ad impiegare l’intero ammontare del risarcimento economico che otterrà dal procedimento legale nei confronti della Regione Veneto per effettuare ulteriori indagini sulla contaminazione da Pfas in Veneto”, ha concluso Ungherese.

“Siamo alle solite – ha tuonato il capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale veneto, Jacopo Berti, intervenendo sulla vicenda – da quando abbiamo portato in consiglio regionale il problema dei Pfas, ricevendo minacce di querele e accuse di allarmismo, ogni giorno il governo veneto ha trovato una scusa per non parlare apertamente di questa emergenza.
Ogni bagatella, ogni situazione è buona per sviare l'attenzione dal vero problema e per alzare polveroni quando non si fa niente per risolvere l'emergenza Pfas.
Possiamo anche capire che Zaia e i suoi assessori non ascoltino noi, cattivoni del Movimento 5 Stelle – ha continuato Berti – ma qui c'è un fronte di associazioni apolitiche, famiglie, medici, addetti ai lavori, tecnici e perfino carabinieri del Noe che dicono la stessa cosa. Referti, dossier e pubblicazioni scientifiche sostengono che il pericolo è grande e che la Miteni sapeva.
Questa situazione va presa in mano e va risolta immediatamente, se Zaia non ascolta noi, che ascolti almeno carabinieri e medici. Ma che facciano qualcosa subito, ne va della salute di centinaia di migliaia di veneti.
Quando saremo al governo – ha concluso Berti – non permetteremo che situazioni del genere sfuggano di mano in questo modo. Le affronteremo subito e con determinazione”.

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