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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Pastrengo / Via Papa Luciani

Delitto di Pastrengo. Resta in carcere il presunto omicida: convalidato l'arresto

Troppe menzogne e presunte amnesie nel racconto del 43enne di Lazise, che resterà a Montorio in attesa del processo a suo carico per l'omicidio di Romano Perantoni, avvenuto il 12 settembre 2015 in località Tacconi

È stato convalidato l'arresto per F. T., fabbro 43enne di Lazise, attualmente accusato di aver ucciso Romano Perantoni il 12 settembre 2015. 
Secondo quanto riportato dal quotidiano L'Arena, il giudice Livia Magri ne ha disposto anche la custodia cautelare in carcere, sostendendo che le prove a carico del 43enne italiano "conducono inequivocabilmente alla conclusione della paternità dell'omicidio di Romano Perantoni". L'indagine condotta dal Pm Nicola Scalabrini, sarebbe stata riassunta dal gip in una ventina di pagine, dalle quali emergerebbero "alcuni dati non confutabili", iniziando dal primo, quello che il presunto omicida ha ammesso: quel giorno F.T. incontrò Romano con cui discusse "animatamente di un debito per pregresse cessioni di cocaina che F.T. aveva nei confronti di Perantoni e che perseverava nel non saldare". Il fabbro inoltre avrebbe confessato di essere tornato la sera stessa nell'abitazione della vittima per acquistare dello stupefacente e il gip ha sottolineato che l'accusato ha "fornito dichiarazioni radicalmente false agli inquirenti allo scopo di allontanare il più possibile la propria persona da Perantoni, in particolare facendo credere di non averlo mai frequentato nel periodo dell'omicidio e men che meno nel giorno del delitto". Circostanze che il 43enne avrebbe poi smentito "nel corso degli interrogatori ha di certo fornito alibi falsi con riferimento allo svolgimento della giornata del 12 settembre". Contraddizioni che pesano sulla credibilità dell'uomo, che solo in un secondo momento avrebbe "ammesso di non essere stato al centro commerciale con un'amica il pomeriggio del 12 settembre, dopo aver salutato Perantoni come invece riferito in precedenza, ha ammesso di non aver incontrato un conoscente come invece aveva fatto in precedenza". Come evidenziato dal giornale L'Arena, sull'attendibilità dell'artigiano di Lazise pesano appunto le parziali amnesie e le bugie: l'uomo inoltre "dopo essere rientrato a casa quella sera chiama un conoscente chiedendogli notizie di Perantoni come se non lo vedesse da tempo, ipotizzando che si fosse recato all'estero: una sicura finzione visto che aveva trascorso con il Perantoni molte ore di quella giornata anche entrando in casa sua, quindi sapeva perfettamente che (la vittima, ndr) non poteva trovarsi all'estero". 
Menzogne e indizi che hanno spinto il pm e il magistrato a pensare che sia stato proprio il fabbro ad ammazzare il 60enne pregiudicato: nelle mani delgi inquirenti anche alcune frasi che F.T. avrebbe pronunciato in auto il giorno dopo essere stato interrogato e poi iscritto nel registro degli indagati. "I sa tutto, I sa tutto" e "eh, ma te sistemo anca ti vecio", frasi che per il gip hanno il sapore di una confessione. 
Un software inoltre collocherebbe il cellulare del 43enne all'interno dell'abitazione dove si è consumato il delitto proprio in quella tragica notte. Il test però non sarebbe affidabile al 100% ma secondo il magistrato, come affermato sul quotidiano scaligero, non sarebbe un problema: "Anche dando per pacifico che non si tratta di un dato certo assoluto ma solo di un dato probabilistico, come pare ragionevole pensare, il quadro gravissimamente indiziario a carico di Terracciano non muterebbe minimamente". 

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