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Cronaca Pastrengo / Via Maggiore Alessandro Negri di Sanfront

Omicidio di Pastrengo. Amore, possesso e violenza: una metodica "follia"

Il caso di Pastrengo è purtroppo solo l'ultimo di una serie di episodi violenti che vedono vittime delle donne, uccise brutalmente da mariti, compagni o ex fidanzati

Alessandra Maffezzoli aveva 46 anni, viveva a Pastrengo, faceva la maestra elementare a Lazise ed è stata brutalmente assassinata da uomo, il suo ex convivente J. L. F. di anni 53, barista in un locale di Bardolino. I due lo scorso anno avevano troncato la loro relazione, per volere di lei, dopo essersi frequentati per parecchio tempo.

Una decisione che il 53enne originario della Svizzera e residente a Caprino non aveva mai accettato, continuando a pretendere di vedere la sua ex, arrivando a presentarsi sotto casa sua, una villetta in via Negri Sant Front a Pastrengo, con inopportuna assiduità e in un caso giungendo persino a rompere di proposito (per vendetta si dirà poi, ma è davvero una motivazione?) lo specchietto della sua auto. Nessuna denuncia è scattata dopo queste avvisaglie, soltanto un cofronto con amici avvocati, ma tutto inutile.

Quello di mercoledì sera è l'ultimo di una serie di cosiddetti "femminicidi" che si sono verificati negli ultimi giorni in Italia. Di fatto si tratta di omicidi belli e buoni, perché le parole a volte vanno pesate bene e il rischio di rubricare una nuca fracassata da un candelabro, decine di coltellate e pugni in volto, sotto la categoria del "femminicidio" è quello, involontariamente per carità, di fornire una sorta di "attenuante pulsionale/passionale" alla violenza bruta esercitata da un essere umano nei confronti di un altro.

Le parole del reo confesso J. L. F. sembrerebbero esattamente andare in questa direzione, dirà infatti ai carabinieri di "non sapere quello che ha fatto", i testimoni che lo hanno incontrato al Campeggio di Castelnuovo dopo il fatto parleranno di un individuo "in stato confusionale". Eppure l'arma del delitto, un coltello da cucina di notevoli dimensioni, è stata ritrovata nascosta dietro un armadio, insomma se di "follia" si tratta, come spesso si riassumono vicende di questo tipo purtroppo, vi è del metodo in questa follia.

Commentando il caso di Pastrengo l'On. del Partito Democratico Alessia Rotta ha voluto ricordare come nei primi cinque mesi del 2016 siano già 55 le donne vittime di un omicidio perpetrato da uomini, conviventi o ex compagni. Numeri che fanno rabbrividire, segnale evidente di un Paese che ancora deve fare i conti con una mentalità figlia di quel "delitto d'onore" che fino al 1981 garantiva per legge agli uomini "gelosi" un'attenuante in caso di omicidio motivato da "tradimento" lesivo della dignità del "maschio". In merito la stessa On. Rotta si dice sdegnata: "Una vergogna che affondava, ed affonda tutt’ora, le sue radici in un ideale oramai arcaico ma purtroppo ancora attivo: la femmina come proprietà del maschio. Purtroppo, e questo mi fa molta rabbia, ancora oggi le stragi di violenza maschile sulle donne vengono ribattezzate dalla cronaca con le parole “omicidio passionale”, “d’amore”, “raptus”, “momento di gelosia”, quasi a voler per forza dare una giustificazione a qualcosa che in realtà è mostruoso e di giustificazioni non ne ha".

Non vi sono giustificazioni, ma esiste una "metodica", un costume (nel senso più forte del termine) che riguarda non solo alcuni individui particolari ma forse a ben vedere molti di noi, nel perseverare a vivere quel sentimento così complesso e difficile da gestire chiamato amore all'insegna del "possesso". Amare qualcuno significa davvero detenere un "diritto di proprietà" su questa o quella persona? Quando diciamo il "mio" fidanzato, oppure "mia" moglie, stiamo semplicemente utilizzando espressioni di comodo, o forse anche queste formule di uso comune nascondono al loro fondo una "logica proprietaria" che a ben guardare regola tutta la nostra educazione sentimentale? Infine, è davvero questa l'unica forma d'amore possibile? Una volta i Police cantavano "If you love somebody, set them free", se ami qualcuno lascialo libero, l'auspicio per il futuro è che questo possa non restare il semplice verso ispirato di una bella canzone.

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