Omicidio di Isola Rizza ripreso dalle telecamere: il cerchio inizia a stringersi
L'impianto di videosorveglianza dell'agriturismo di via Corte Casalino, avrebbe ripreso almeno parte delle fasi dell'uccisione di Ervin Karafili. Intanto carabinieri e vigili del fuoco setacciano gli argini di Roverchiara
Vanno avanti serrate le indagini dei carabinieri sull'omicidio di Ervin Karafili, il 34enne di origini albanesi ucciso nella tarda mattinata di giovedì ad Isola Rizza, nel parcheggio prospicente all'agriturismo "Il Volo Leggero", in via Corte Casalino. Gli accertamenti sono in mano ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Verona e della compagnia di Legnago, ma anche le altre compagnie sono state coinvolte con alcune perquisizioni, in particolare quella di San Bonifacio, che si è recata a casa della vittima.
Karafili abitava a Caldiero, era sposato e padre di due figli. Alle spalle aveva alcuni precedenti per droga ed era conosciuto dalle forze dell'ordine come un piccolo spacciatore: proprio la pista legata al mondo degli stupefacenti però, sembra essere quella che gli inquirenti stanno battendo per risalire agli autori del delitto.
L'OMICIDIO - Karafili è stato freddato da un colpo ravvicinato (ma in realtà i colpi esplosi sarebbero di più), con un proiettile entrato all'altezza dell'ascella destra che poi ha trapassato i polmoni, provocando un'emorragia mortale. Il corpo, intorno alle 12.45, è stato trovato vicino a lato passeggero di una Volkswagen Passat, non intestata a lui, che aveva ancora i fari accesi. A notarlo, in una pozza di sangue, è stata una signora che abitava nella zona, la quale ha chieso aiuto alla propria figlia, specializzanda in Medicina, che ha provato senza successo a rianimare l'uomo: lanciato l'allarme, sul posto sono giunti gli uomini del 118, ma neanche loro sono riusciti a strappare Karafili alla morte.
Sono partite così le indagini dei militari arrivati sulla scena del crimine, dove si trovava ancora l'auto che presentava una serie di ammaccatture, che potrebbero far pensare ad una manovra di speronamento (sulla quale però non ci sono conferme).
GLI ACCERTAMENTI - La zona è stata quindi chiusa e sul posto è arrivata anche la Sezione investigativo-scientifica, oltre al nucleo investigativo e al reparto operativo, per mettersi subito all'opera e catalogare ogni indizio utile a risolvere il caso. L'omicidio ha le sembianze di una vera e propria esecuzione, il che farebbe dunque pensare che possa trovare il movente nel mondo della droga. I carabinieri hanno ascoltato alcune testimonianze, secondo le quali un'auto si sarebbe allontanata dalla zona a grande velocità, ma soprattutto hanno acquisito i filmati delle telecamere di videosorveglianza dell'attività vicina, le quali avrebbero ripreso una buona parte delle fasi del delitto, permettendo così una ricostruzione dei fatti almeno parziale.
LA PISTA - Come detto, l'ipotesi più accreditata è che si tratti di un delitto collegato al mondo della droga e in tal senso sarebbero state operate alcune perquisizioni nei confronti di alcuni pusher e contatti del 34enne. Da capire se la vittima sia stata attirata in una sorta di imboscata (forse per alcuni presunti debiti) o se si sia trattato di una compravendita conclusa in modo tragico. Due persone ritenute molto vicine a Karafili, sono state rintracciate e condotte nella caserma di via Salvo D'Acquisto nel pomeriggio di giovedì. Forse potrebbero essere state presenti al momento dell'omicidio, infatti le riprese mostrerebbero più auto nella zona in quei frangenti.
LE INDAGINI - I carabinieri dunque cercano di chiudere il cerchio attorno ai killer, avendo davanti un quadro che dà l'impressione di delinearsi e neanche così lentamente. Nel pomeriggio di venerdì i carabinieri insieme ai vigili del fuoco, sono presenti sugli argini del fiume a Roverchiara, poco lontano da dove è stato consumato il delitto: una squadra dei pompieri di Legnago e i sommozzatori di Vicenza avreberro infatti avviato le ricerche, probabilmente ritenendo che gli assassini in fuga si possano essere liberati di qualche elemento che avrebbe fatto ricadere la colpa su di loro, come ad esempio l'arma del delitto.
I carabinieri dunque presidiano e setacciano il territorio, alla ricerca di ogni indizio che li possa condurre a quella che sembra essere stata una vera e propria esecuzione.