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Cronaca San Bonifacio

Caso Armando: chiesto l'ergastolo per la Cusin, il 18 la sentenza

A quasi vent'anni di distanza dall'atroce delitto che sconvolse San Bonifacio, continua l'interminabile caso giudiziario per attestare le responsabilità dell'omicidio

E' stato chiesto l'ergastolo per Alessandra Cusin al processo per l'omicidio di Maria Armando, la donna trovata assassinata con 21 coltellate nel 23 febbraio 1994 a San Bonifacio. La richiesta è stata fatta dal Pm Giulia Labia. La difesa ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto. La sentenza ora è attesa per il 18 febbraio. Le indagini erano state riaperte nel 2010 sulla base di una intercettazione dei carabinieri della Cusin che parlava dell'omicidio.

L'ACCUSA - Secondo l'accusa il 23 febbraio del 1994 Alessandra Cusin uccise Maria Armando Montanaro, con la complicità delle figlie di lei e di altre due persone, nella sua casa in località Praissola. Ergastolo, con le aggravanti della crudeltà, 21 coltellate inferte più la profanazione del corpo, e dei futili motivi, motivi economici legati all'eredità, queste le richieste dell'accusa. Una responsabilità, quella della Cusin, che per il pm e l'avvocato di parte civile, che rappresenta Cesare Montanaro, il fratello della vittima, va al di là di ogni ragionevole dubbio. "Abbiamo chiesto un risarcimento del danno di 200 mila euro -spiega l'avvocato Luca Tirapelle - una cifra simbolica perché quello che interessa al mio assistito non è di natura economica, è solo il legittimo desiderio che dopo vent'anni sia ristabilita la verità su questo atroce delitto". A sostegno della tesi, l'alibi della figlia della vittima, Katia. Due biglietti per il cinema a Milano, cui sarebbe andata la sera stessa del delitto. La Cusin parlava di quei due biglietti con l'allora compagno, Franco Mauro, le cui dichiarazioni hanno portato, 17 anni dopo, alla riapertura del caso. Secondo l'accusa la Cusin poteva sapere di quei biglietti solo perché aveva preso parte all'omicidio.

LA DIFESA - A chiedere l'assoluzione della Cusin, la difesa. Non ci sarebbero prove e non ci sarebbero risposte a tre domande fondametali. Chi ha commesso il delitto, perché e in che modo. "Sul chi non possiamo darci risposte -spiega l'avvocato Andrea Sanguin- perché dalle risultanze processuali viene esclusa la presenza di almeno due delle persone di cui parlò la Cusin dal luogo del delitto (Cristina e Katia, le due figlie della vittima), lo stesso discorso per quello che riguarda la modalità del delitto che viene smentita da quanto siamo riusciti ad appurare. Infine, sul movente, è da escludere si sia trattato di un motivo di natura economica. Abbiamo dimostrato come le due figlie si fossero accordate con la madre per dividersi il patrimonio di famiglia”.

SENTENZA IMMINENTE - Le dichiarazioni della Cusin, che a più riprese con il compagno, al telefono, si dichiarò tra le assassine dell'Armando, non sarebbero attendibili. Cusin agitata e preoccupata, dice l'avvocato Sanguin, ma anche speranzosa che la verità possa venire a galla. Un assassinio che rimane avvolto nel mistero. Tra le dichiarazioni e le smentite dell'unica imputata, che avrebbe poi detto di essersi inventata la confessione per far colpo sull'allora fidanzato, un tossicodipendente con precedenti per rapina. Tra gli altri quattro considerati co autori del delitto e ancora non imputati. Tra gli errori, tra cui l'arresto dell'allora compagno della Montanaro, Biasin. Un delitto che tra qualche giorno, il 18 febbraio, conoscerà una sentenza, anche se solo di primo grado.

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