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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona, "veneti tutti ubriaconi", Toscani si scusa con Zaia. "Ma dentro di me confermo tutto"

"Come voi ho la naturale voglia di non pagare le tasse, di tenere tutto, di non essere solidali, di essere intolleranti, di mettere i cani da guardia". Il presidente veneto si riserva il diritto di accettarle dopo il sondaggio: "Per voi sono scuse queste?"

Queste "le considerate scuse ai veneti?". È la domanda-sondaggio che il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha postato sui suoi profili Twitter e Facebook, invitando i suoi sostenitori a leggere la lettera inviatagli da Oliviero Toscani, ultimo capitolo della querelle aperta dalle dichiarazioni del fotografo-pubblicitario sui veneti "popolo di ubriaconi e alcolizzati". Zaia ha fatto sapere che deciderà se ritenerle scuse sulla base delle risposte che saranno date al suo "sondaggio" online. Intanto fioccano polemiche e querele. L'ultima, indirizzata a Toscani è quella che sarebbe stata depositata dell’Associazione culturale "Veneto Nostro - Raixe Venete". "Dopo le assurde quanto mai offensive opinioni sui veneti espresse nei giorni scorsi dal signor Oliviero Toscani - spiega una nota dell'associazione - annuncia un'azione legale con relativa richiesta danni".

In occasione di un'intervista radiofonica al programma "La Zanzara" su Radio24, il noto fotografo aveva più volte apostrofato i veneti come "tutti ubriaconi", "un popolo di alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri" e ancora "Poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l'accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino". Ora l'associazione passa al contrattacco: "Di fronte a tante e gratuite offese abbiamo dato mandato al nostro avvocato di Padova di procedere con una richiesta danni" e tramite appello invita "tutti i propri iscritti, amici, simpatizzanti e, in generale, i veneti tutti a costituirsi parte civile in questa azione legale promossa da Raixe Venete".

LA LETTERA DI SCUSE DI OLIVIERO TOSCANI A LUCA ZAIA

Caro Signor Presidente,

Le scrivo con l’ansia e la fretta del Suo ultimatum di 48 ore che pende sulla mia testa. Deve riconoscere, Presidente, che persino le ingiunzioni dell’Isis lasciano 72 ore alla risposta. Premesso ciò, le dico che ho una cosa in comune con la lega: l’amore per le cose colorite. Sono leghista atavicamente, essendo lombardo. Ho anch’io, dentro di me, le due anime tipiche dei padani, che sotto l’illuminismo di Cesare Beccaria e Pietro Verri nascondono questo sentore del latte vaccino (che è l’alito della lega) e di quel localismo rurale che è fatto di terra, di cielo, di laghi, di nuvole, di paesaggio, di cibo, di vino; ma anche di naturale voglia di non pagare le tasse, di tenere tutto per sé, di non essere solidali, di essere intolleranti, di mettere i cani da guardia ai cancelli di ferro battuto della propria villetta a schiera, per azzannare chiunque sia diverso: “Va ben el mat in piaza, ma che non sia dea mia raza”.

Purtroppo, da tanti anni, io non sono più completamente della Vostra “Razza”, deve capire che io ormai sono toscano di fatto, oltre che di nome, e sono sicuro che se avessi fatto questa battuta ai miei conterranei, saccenti e saputelli come siamo, mi avrebbero subito citato Baudelaire e il suo “Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre!”. Perché proprio così, siamo noi Toscani, sempre ubriachi di virtù, di poesia, di bellezza. E di vino. Però, il Vostro linguaggio, mi piace ancora, perché è eccessivo, iperbolico, espressionista, colorato; un linguaggio che morde e non accarezza, in una parola sola: un linguaggio, secondo me, atavicamente ubriaco. Quindi chiedo ancora scusa a Lei, che è il Presidente di tutti i Veneti astemi, degli alcolisti sobri e dei bevitori moderati per il linguaggio un po’ leghista che ho usato per fotografare i miei simpatici amici del Veneto.

Nella sostanza, però, dentro di me, confermo tutto. Perché c’è un rapporto forte tra territorio, aria, fuoco, odori, saperi e sapori, sapori veneti come la polenta, il fegato alla veneziana, il baccalà alla vicentina, risi e bisi, il risotto alla trevigiana, e le bolle acide del Prosecco, l’alcolicità dell’Amarone, la tossicità del Clinto, la bella incosistenza del Valpolicella, il tannino del Recioto di Soave, l’amarezza del Bardolino, l’asciuttezza del Pinot, il verdognolo del Verduzzo. Caro Presidente, ogni volta che La vedo, scorgo nella Sua faccia la gentilezza sotto l’asprezza, e l’asprezza sotto la gentilezza. Quindi, mi scusi e scusatemi. Sono sicuro che, questa volta, la Sua gentilezza e quella di tutti i Veneti prevarrà, sicuramente mi perdonerete, invece di perdere tempo, denaro, energia e simpatia nelle infinite vie legali. La ringrazio e ringrazio tutti i Veneti, sperando di incontrarvi presto per una fantastica bevuta alla salute dell’Italia Unita.

LA LETTERA ORIGINALE DI TOSCANI

LA QUERELA - Dopo le dichiarazioni-choc di Toscani è arrivato puntuale, come era chiaro aspettarsi, un fiume di polemiche e denunce contro il fotografo. A Verona, è stato l'avvocato Andrea Bacciga a depositare l'atto di querela, in rappresentanza della pensionata e dei tre ragazzi che si erano sentiti profondamente offesi dalle parole di Toscani. I quattro cittadini accusano Toscani di diffamazione (perpetrata via radio), aggravata dalla legge Mancino. A una settimana dalla richiesta di iscrivere il nome del fotografo nel registro degli indagati, è arrivata la risposta: il procuratore Marco Giulio Schinaia, come riporta il Corriere di Verona, ha confermato che è stato aperto ufficialmente un fascicolo d'inchiesta per il reato di diffamazione. Sarà un suo sostituto procuratore ad occuparsi del caso.

L'aggravante della Mancino potrebbe non essere concessa, mentre pare esistano buone chance per il reato di diffamazione. A quanto pare, evidentemente, a Toscani non è bastato chiedere scusa a Zaia e fare un parziale dietrofront rispetto alle parole offensive utilizzate, durante la trasmissione, contro i veneti.

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