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Cronaca Zevio / Via Alcide De Gasperi

Arso vivo nella sua auto a Zevio, giovane a processo con l'accusa di omicidio volontario

Uno dei due giovani, l'altro non è imputabile per via dell'età (13 anni), dovrà difendersi dall'accusa formulata dal Pm di "omicidio volontario in concorso" per la morte di Ahmed Fdil

Partirà il prossimo 11 dicembre, a distanza di circa un anno dalla morte di Ahmed Fdil, il processo per uno dei due ragazzi protagonisti in negativo della terribile vicenda avvenuta la notte del 13 dicembre scorso a Santa Maria di Zevio. Il cittadino marocchino 64enne Ahmed Fdil, conosciuto anche come "Gary il buono" in paese, morì arso vivo nell'auto dove era solito vivere e dormire. Negli ultimi tempi era stato preso di mira da alcuni giovani del posto che pare lo perseguitassero con scherzi ed angherie senza alcun particolare motivo, ma quella notte le cose andarono comunque oltre, tanto da provocarne la morte.

Uno dei due ragazzini coinvolti nell'episodio non risulta nemmeno imputabile per la sua giovanissima età, solo 13 anni, mentre l'altro il prossimo dicembre sarà appena diventato maggiorenne. Per lui, così come riportato quest'oggi sul quotidiano L'Arena da Camilla Ferro, la Procura dei Minori di Venezia ha richiesto il giudizio immediato, non vi sarà cioè alcuna udienza preliminare. Un fatto quest'ultimo che evidenzia come da parte dell'accusa si ritenga non vi siano dubbi su quanto accaduto quella notte e che vi siano anzi prove sufficientemente evidenti a riguardo. 

Il Pubblico ministero che più volte ha ascoltato le difese dell'imputato 17enne, non pare essere stato affatto convinto dalle spiegazioni fornite: non si sarebbe cioè trattato di uno «scherzo finito male», con i fazzoletti di carta infuocati gettati nell'auto di Ahmed «solo per spaventarlo». Secondo la difesa, i due ragazzi non si sarebbero resi conto della gravità del gesto, la situazione sarebbe loro sfuggita di mano e i due avrebbero anche tentato di parlare al 64enne invitandolo a uscire dall'auto. Le cose però andarono male e Ahmed restò incastrato nell'abitacolo, finendo bruciato vivo.

Nulla di tutto questo ha però convinto il Pm, secondo l'accusa al contrario il fatto va giudicato in quanto «omicidio volontario in concorso» e da qui si ripartirà il prossimo 11 dicembre, quando il più grande dei due giovani coinvolti dovrà nuovamente provare a spiegare che quella notte non vi fu reale volontà di uccidere.

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