rotate-mobile
Cronaca

Crollo sulla Marmolada, il ricordo di Zaia: «Cicatrice che ricorda fragilità del territorio»

Nella tragedia persero la vita in 11, tra cui 8 veneti. «Ha colpito chi la montagna l’amava, la viveva e la affrontava pienamente», ha dichiarato il presidente della Regione

Era il 3 luglio dell'anno scorso. Dal ghiacciato della Regina delle Dolomiti crolla un seracco. Vengono giù sassi, fango e ghiaccio che travolgono tutto ciò che incontrano, escursionisti compresi. Muoiono 11 persone, fra cui 8 veneti. Una tragedia senza dirette responsabilità umane, tanto che l'inchiesta aperta sul disastro dalla procura di Trento è stata recentemente archiviata dal tribunale trentino. Secondo gli investigatori e i tecnici che hanno indagato sui fatti, il crollo è stato provocato dall'eccezionale caldo registrato in quel periodo ma non era prevedibile.

E a un anno dalla tragedia, il presidente della Regione Luca Zaia ha voluto ricordare gli otto veneti che hanno perso la vita: Filippo Bari, Tommaso Carollo, Paolo Dani, Nicolò Zavatta, Davide Miotti, Erika Campagnaro, Gianmarco Gallina e Manuela Piran. «Una tragedia che ha colpito chi la montagna l’amava, la viveva e la affrontava pienamente - ha commentato Zaia - Una tragedia che ha lasciato il segno: un dolore indimenticabile nelle famiglie delle vittime e dei feriti, di chi si è speso per portare aiuto. I segni sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti si possono ancora osservare, è una ferita aperta. Ricordo quel giorno. Il sole splendeva, sembrava un giorno perfetto per una scalata, almeno per le cordate di alpinisti che si erano avventurate sulle nostre Dolomiti. Era caldo, troppo caldo per quella zona dell’area dolomitica. Alle 13.43 è scoppiato il Big Bang: è l’ora in cui si è registrato il crollo della parte sommitale del ghiacciaio e il distacco di una massa enorme di ghiaccio e pietra che ha travolto i malcapitati. Se prima c’era il sole con la sua luce e la spensieratezza che li avvolgeva, immediatamente dopo è piombato il buio, il silenzio e la catastrofe».

Un fatto che «ci spinge a tenere a mente quanto sia fragile il territorio delle nostre montagne e quanto sia cambiato e stia cambiando, anche a causa dell’evoluzione climatica», ha aggiunto Zaia.

«La tragedia della Marmolada rimarrà una cicatrice del nostro Veneto che non potremo dimenticare - ha concluso il presidente della Regione Veneto - Abbiamo perso delle vite, le abbiamo piante insieme ai famigliari. Voglio ricordare gli sforzi dei soccorritori, che hanno dato il massimo in quelle ore complicate: senza poter sapere se potessero cadere altre scariche, si sono fatti lasciare dagli elicotteri sul ghiacciaio, ponendo la propria incolumità un passo indietro lo spirito di servizio. La montagna rappresenta in Veneto uno dei pezzi di territorio più straordinari e apprezzati e, come tale, dobbiamo fare ogni sforzo per rispettarla e averne cura. Ma con la consapevolezza che anche un ambiente molto frequentato, come le nostre Dolomiti, può esprimere fenomeni imprevedibili, intensi, pericolosi: sono le leggi della natura, dove il potere dell’uomo non può che arrendersi. La montagna va vissuta, va visitata, va esplorata, non deve trasformarsi in un museo intoccabile che si guarda da lontano».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crollo sulla Marmolada, il ricordo di Zaia: «Cicatrice che ricorda fragilità del territorio»

VeronaSera è in caricamento