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Mafia, scattate all'alba le operazioni in Veneto: arresti nel veronese

Associazione di stampo mafioso, estorsione, rapina, usura e frode fiscale aggravata, sono le accuse rivolte alle persone finite al centro dell'operazione condotta dal Centro operativo della Dia di Padova

Associazione di stampo mafioso, estorsione, rapina, usura e frode fiscale aggravata. Sono le accuse che gravano sulla testa delle tre persone raggiunte dalla misura di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Venezia, su richiesta della competente Direzione distrettuale antimafia, in seguito alle indagini che hanno toccato le province di Verona, Venezia, Vicenza, Cremona, Reggio Emilia e Catanzaro. 

Come riporta VeneziaToday, l'importante operazione è stata condotta dal Centro operativo della Dia di Padova, coadiuvato anche delle articolazioni territoriali competenti di carabinieri, polizia e guardia di finanza. Sono state eseguite in tutto 14 perquisizioni, al fine di ottenere la documntazione utile ad accertare le responsabilità degli indagati. 

L'attività investigativa ha preso il via per verificare alcune presunte infiltrazioni mafiose, d'origine calabrese in Valpolicella, portando all'identificazione di 36, tutte indagate per gli stessi reati. Tra questi anche un pregiudicato che le forze di polizia calabresi hanno segnalato come vicino a personaggi affiliati alle cosche crotonesi Grande Aracri e Dragone, oltre a vari presunti criminali collegati alla 'ndrangheta e operanti nel settore edile. Sono risultate decisive inoltre, al fine delle operazioni, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia appartenente alla 'ndrangheta.

In carcere sono finiti F.F., 42 anni, e S.C., 24 anni, entrambi di Crotone, mentre per D.A., donna serba di 34 anni, sono stati disposti i domiciliari. I tre erano titolari di altrettante imprese edili: queste presunte società "cartiere", secondo quanto scoperto dagli investigatori, avrebbero "gonfiato" le fatture dei lavori (eseguiti solo in parte, o non eseguiti) con l'obiettivo di riciclare denaro proveniente da altre attività illecite e creare fondi neri. Tutto questo costringendo anche i clienti ad assecondare la sovrafatturazione, utilizzando anche metodi mafiosi. 

Le perquisizioni hanno inoltre portato alla luce denaro contante e un'arma, una Zastava calibro 7,65 con un centinaio di proiettili. 

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