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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Legnago / Piazza Ettore Riello

Dopo 5 anni madre denuncia l'Ulss 21 per presunte irregolarità durante il parto

A distanza di cinque anni il figlio della signora Manola Lanaro non può condurre una vita normale, essendo nato con gravi danni cerebrali. La causa di tutto secondo la madre sarebbero stati in tempi di attesa troppo lunghi prima del parto

Una madre trentenne a distanza di 5 anni dal parto ha deciso di denunciare l'Ulss 21. La donna ritiene infatti di aver subito un trattamento irregolare durante la fase di accompagnamento alla sala operatoria, durante la notte del 28 dicembre 2010 quando suo figlio venne alla luce. In particolare nel mirino ci sarebbero i tempi di attesa, a sua detta troppo dilatati e una scarsa attenzione nei suoi confronti da parte dei medici dell'Ospedale di Legnago.

Il bambino della signora Manola Lanaro è nato con gravi lesioni cerebrali che tuttora gli impediscono di condurre un'esistenza autonoma. Da qui muove dunque l'accusa della donna, la quale si è indirizzata al Tribunale di Verona per chiedere un risarcimento ai danni dell'Ulls 21 e per denunicare i due medici in servizio quella notte al "Mater salutis" di Legnago. Dal canto suo il dirigente dell'Ulls ha però fatto sapere che in quell'occasione furono rispettati tutti i protocolli del caso.

Non è ovviamente di questo avviso la madre che, così come riporta l'Arena, ha dato una sua versione di come si svolsero i fatti durante quelle concitate ore di cinque anni fa: "Alle 19 del 28 dicembre 2010 mi ero sottoposta all'ultima visita dal ginecologo. Il medico non si era curato di misurarmi la pressione, effettuando un'ecografia molto sbrigativa e superficiale". Dopo essere rientrata a casa tuttavia, Manola Lanaro ha avuto un'abbondante emorragia, dovuta probabilmente al distaccarsi della placenta, ed era pertanto dovuta precipitarsi nuovamente al Pronto soccorso: "Io e Nicolas (il marito ndr) eravamo giunti in auto all'ospedale in meno di 10 minuti, poiché all'epoca risiedevamo a Cerea. Avevo aspettato quasi mezz'ora su una sedia a rotelle e alle mie rimostranze il personale aveva risposto che era tutto normale. Pur essendo entrata al Pronto soccorso a mezzanotte e 25, la scheda di accettazione era stata compilata a mezzanotte e 53".

In sala operatoria la signora Lanaro ci arriverà alle ore 1.20 di notte, e lo stesso medico che in precedenza l'aveva visitata e rimandata a casa le opererà un taglio cesareo: "Purtroppo le lungaggini, con la patologia in atto, avevano comportato lesioni irreversibili al nascituro, con tetraparesi spastica ed invalidità totale", racconta ancora Lanaro, "il bimbo era nato con una grave ipossia cerebrale, in apnea, per cui fu sottoposto a rianimazione. Eppure, sul registro operatorio i dottori avevano riportato che il feto era vivo e vitale. A cinque anni mio figlio si comporta come se ne avesse due e mezzo. Non può essere lasciato solo, non cammina e si muove soltanto a gattoni. Pronuncia a stento qualche parola. Inoltre, sono diversi i sacrifici economici e di tempo che sosteniamo per garantire al bambino cure riabilitative. È triste constatare che mio figlio non potrà condurre una vita normale".

Una vicenda difficile da valutare e che troverà inevitabilmente le sue risposte soltanto in sede legale. Anche perché, come riferisce l'Arena, da parte del direttore generale dell'Ussl 21 Massimo Piccoli sono state respinte tutte le accuse in merito a una cattiva gestione della situazione da parte dei medici coinvolti: "Il problema relativo alla causa della patologia del bambino è stato attentamente considerato all'epoca dei fatti. L'azienda sanitaria ha escluso, come esclude tuttora, qualsivoglia colpa in capo ai medici interessati. Se verrà proposta un'azione di responsabilità, ogni riflessione utile all'accertamento della verità sarà da noi proposta al giudice". 

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