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Cronaca Cologna Veneta / Via Roma

Bimbo rapinato a Cologna Veneta, lettera su Facebook: «Non è una fake news»

A scrivere la missiva è un profilo che si presenta come la madre del piccolo di 12 anni che sarebbe stato aggredito da due uomini in via Roma mentre tornava a casa in bicicletta

Lunedì 23 settembre, intorno alle 16.30, un bambino di 12 anni sta tornando a casa in sella ad una bicicletta da poco ricevuta in regalo. Sta pedalando in via Roma a Cologna Veneta. All'improvviso, due uomini di nazionalità marocchina lo aggrediscono e gli rubano giubbotto, scarpe, ombrello, cellulare e bicicletta. I rapinatori scappano ed il bambino deve tornare a casa a piedi e scalzo. Dopo il fatto i carabinieri di Cologna Veneta vengono avvisati.
Questo è il succo del fatto di cronaca, come è stato riportato venerdì scorso, 27 settembre, dalla pagina Facebook «Cologna Veneta Security», la quale ha consigliato a tutti di aumentare i livelli di guarda.

Seguono giorni di paura per quanto successo in una strada centrale del paese della Bassa Veronese. Seguono però anche giorni di verifiche da parte delle forze dell'ordine e delle autorità locali, le quali però affermano di non aver trovato alcun riscontro. Insomma, la notizia sembra essere falsa. E questo fatto lo ha riportato anche la nostra Redazione martedì scorso, 1 ottobre, in un articolo in cui abbiamo scritto che la notizia della rapina al bambino dodicenne sembrava essere falsa.
Proprio martedì scorso, appare su Facebook una lettera scritta da una donna che si presenta come la madre del bambino. Le iniziali del suo profilo Facebook sono S.F.. La donna scrive al sindaco di Cologna Veneta Manuel Scalzotto, il quale aveva dichiarato che la notizia della rapina era falsa, scrive ai giornalisti ed anche ai cittadini, dicendo: «Vi dovreste tutti vergognare. Come vi siete permessi di scrivere che quello che è successo a mio figlio, è una fake news. Se foste stati a casa mia, quel lunedì maledetto, quando mio figlio di soli dodici anni è arrivato a casa di corsa, piangendo, scalzo, senza bicicletta e telefonino, vorrei vedere cosa avreste fatto».

Che cosa avremmo fatto? Avremmo avvisato i carabinieri, o comunque le forze dell'ordine per denunciare il fatto. E leggendo la notizia riportata da «Cologna Veneta Security» sembrava che anche S.F. l'avesse fatto. Ma non è così. I carabinieri non avevano ricevuto nessuna denuncia. E la stessa donna spiega il motivo. «Lavoro tutto il giorno, nonostante sia indisposta ad una gamba a causa di una malattia, dal lunedì alla domenica senza sosta. Se non ho avuto il tempo di fare una denuncia ai carabinieri non è per certo colpa mia. Ho chiamato ben tre volte il 112 e tutte le tre volte mi ha risposto un centralino dicendomi che non riuscivano a collegare la chiamata alla stazione di polizia».
Questo passaggio della lettera di S.F. è quello che ha sollevato maggiori perplessità, scritte anche tra i commenti degli altri utenti di Facebook. La nostra Redazione ha fatto una prova, non chiamando il 112, ma chiamando il numero di telefono dei carabinieri di Cologna Veneta, un numero che ci è sembrato facile da reperire. Lo abbiamo fatto tre volte, due volte al mattino e una volta al pomeriggio. Al mattino ci hanno risposto e al pomeriggio ci ha risposto la stazione di Legnago. Quindi, anche se fosse vero che S.F. ha chiamato i carabinieri, forse avrebbe potuto gestire meglio la situazione, o almeno farsi aiutare, dato che sempre nella sua lettera scrive di vivere in via Roma da anni e che suo figlio è stato accompagnato a casa da un uomo.

Fermo restando che non esistono vittime perfette e che tutti possono commettere degli errori, anche S.F. rispondendo ai commenti degli scettici ha ammesso le proprie mancanze. E anche la nostra Redazione rimane disponibile a retificare la notizia e quindi a scrivere che effettivamente quella rapina c'è stata. E, se la rapina c'è stata, saremo ancor più contenti di scrivere la notizia dell'arresto dei due rapinatori. Ma è più difficile per le forze dell'ordine indagare su di una rapina, quando la denuncia arriva con più di una settimana di ritardo. Come resta difficile credere ad una pagina Facebook e ad un profilo non ben identificabile come quello di S.F., senza conferme da parte di autorità e forze dell'ordine.

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