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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Lavoratori in nero nel turismo, dopo il caso dell'Ippopotamo, campagna dei sindacati

Lo sfruttamento dei dipendenti di cui è accusato Roberto Zanini, titolare di un ristorante in piazza Bra, ha fatto tornare alla ribalta la questione del lavoro irregolare nel comparto turistico italiano

Il caso di Roberto Zanini, l'imprenditore arrestato per questioni fiscali, ma anche per le segnalazioni dei suoi dipendenti pagati in nero e sfruttati, ha riportato sulla scena un annoso problema: il lavoro irregolare nel turismo e nella ristorazione. Prendendo spunto da quest'utlimo episodio, la Cigl di Verona, in collaborazione con Cisl, Uil e imprese locali, vuole lanciare un campagna contro il lavoro nero nel turismo scaligero. 

Come riporta L'Arena, l'iniziativa è stata proposta da Floriano Zanoni, presidente provinciale Filcams, che dichiara: "Le situazioni di estrema irregolarità nel turismo non sono isolate: alla fine di ogni stagione riceviamo nelle nostre sedi molte persone che vengono a denunciare le violazioni subite nel rapporto di lavoro. Sono addetti occupati nel periodo estivo in città e in provincia, in particolare nelle località del lago. Raccontano di lavoro nero diffuso, con dipendenti fuori regola, o di lavoro grigio, con addetti inquadrati in part time, ma impiegati a tempo pieno o anche oltre gli orari contrattuali. Spesso si aggiunge lo sfruttamento delle persone più deboli, che non possono reagire per non perdere il posto e, nel caso degli stranieri, magari anche il permesso di soggiorno. La cultura del tanto non conviene mettere in regola le persone perché è possibile guadagnare molto di più se non si paga o si paga meno tredicesima, meno quattordicesima, meno Tfr e addirittura meno ferie deve essere frenata. Su questi temi una provincia turistica come Verona deve diventare apripista di una svolta nella politica dell'occupazione nel turismo: associazioni di imprese e sindacati possono combattere insieme perché il lavoro nero o grigio danneggia anche le attività serie: immette infatti una concorrenza sleale, basata su prezzi con i quali le aziende e i pubblici esercizi regolari non possono competere".

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