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Cronaca Piazza Brà

Lavori socialmente utili per i profughi. Alfano contestato, ma a Verona è già realtà

Il ministro degli Interni ha lanciato l'idea, ma è stato sommerso di critiche. Quello che pochi sanno è che nella nostra città questo è già stato messo in pratica. Scarpini: "Sono gli ospiti stessi a chiederlo"

Angelino Alfano, ministro degli Interni, qualche giorno fa, prima del vertice con Regioni e Anci sull'accoglienza degli immigrati, ha lanciato una proposta che ha scatenato diverse polemiche: occupare i profughi facendo fare loro lavori di utilità sociale. Ma a Verona quest’idea è già realtà. E sono gli ospiti stessi ad averlo chiesto.
Complessivamente i profughi presenti sul territorio nelle varie strutture di accoglienza sono oltre 530 tra città e provincia e alcuni di loro, nei mesi scorsi sono stati impegnati, ad esempio, a sfalciare l'erba e a ripulire il parco delle Mura, a curare il verde attorno a Villa Buri, a cucinare per il Convivio di Fevoss a Santa Toscana. “Ci ha contattato il responsabile dell'Ostello della gioventù proprio per far fronte ad un'esigenza di impiego che veniva dagli stessi rifugiati. Ne è nata una collaborazione positiva; qualcuno ha anche dimostrato una buona esperienza cimentandosi in piccole potature”, conferma Lorenzo Albi, presidente di Legambiente.
La volontà di questi ragazzi, fuggiti da realtà difficili, è di riabilitarsi e riacquistare una dignità sociale. Nel veronese, dunque, esperienze di lavori socialmente utili sono già una realtà. Si tratta però di sperimentazioni che hanno preso il via spontaneamente, ma che secondo gli addetti ai lavori potrebbero diventare davvero una prassi normata e regolamentata. “Tra l'altro, si tratta di una prassi che, pur senza riconoscimento effettivo, in Caritas già svolgiamo regolarmente ogni giorno”, spiega Michele Righetti. I ragazzi, infatti, “sono impegnati in attività interne che permettono loro di riempire la giornata e sperimentare l'impegno lavorativo. Inoltre è una sorta di risarcimento sociale”, aggiunge il direttore del Samaritano, come riportato da L’Arena. Il rischio però è quello di sfociare nello sfruttamento. “Il lavoro non dovrebbe essere finalizzato ad un prodotto quanto alla preparazione al lavoro futuro di queste persone”, interviene Fiorenzo Scarsini, responsabile dell'Ostello dove, tra Villa Francescatti e Santa Chiara trovano ospitalità 90 profughi. “I ragazzi che ospitiamo lamentano male alle braccia: sono abituati a lavorare e stare fermi, passare le giornate, è per loro una vera sofferenza”.

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