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Cronaca Piazzale Aristide Stefani

Nell'ospedale di Borgo Trento ancora un bambino infettato dal citrobacter

Dopo lo spostamento dei reparti, nelle terapie intensive pediatrica e neonatale del nosocomio di Verona ci sono ancora sette bimbi, di cui uno infettato dal batterio che ha portato alla chiusura del punto nascita

«Audizione con l'assessore regionale alla sanità in merito alla situazione dell'ospedale della donna e del bambino di Borgo Trento». Questo si legge al punto 4 dell'ordine del giorno di ieri, 1 luglio, della quinta commissione del consiglio regionale del Veneto, quella che si occupa di tematiche sanitarie. E la tematica principale che riguarda l'ospedale di Borgo Trento a Verona è il cosiddetto «caso citrobacter», ovvero la serie di infezioni da citrobacter koseri, un batterio molto insidioso per i neonati. Queste infezioni, dal 2018 al oggi, sarebbero state circa una dozzina e avrebbero causato la morte di tre bambini, altri quattro sono sopravvissuti ma hanno riportato gravi disabilità, mentre per gli infettati restanti pare non ci siano state conseguenze negative.

Durante la commissione di ieri, l'assessore regionale Manuela Lanzarin ha esposto tutto ciò che attualmente è noto alla Regione Veneto. Lanzarin ha spiegato che, nonostante il primo caso sia avvenuto nel 2018, l'Azienda ospedaliera universitaria integrata (Aoui) di Verona ha avvisato l'ente regionale solo l'11 giugno scorso. Il giorno successivo, l'ospedale della donna e del bambino di Verona ha chiuso il punto nascita ed ha trasferito i reparti di terapia intensiva neonatale e pediatrica. Reparti in cui, nel mese di maggio, erano presenti 12 neonati positivi al citrobacter, ma solo uno infettato in modo serio.
Dal giorno della parziale chiusura dell'ospedale della donna e del bambino, oltre al lavoro di indagine di due Procure, c'è anche quello di due commissioni ispettive, una nominata dall'Aoui e l'altra dalla Regione Veneto. Ed ora l'ente regionale sta attendendo proprio l'esito del loro lavoro per avere una visione più chiara sulla vicenda.

E al termine della seduta della quinta commissione regionale, la consigliera regionale veronese Anna Maria Bigon, del Partito Democratico ha polemizzato sul fatto che la relazione sia stata fatta dall'assessore Lanzarin e non dal presidente Luca Zaia. «L'assenza del governatore è la fotografia della latitanza della Regione che sulla questione ha una precisa responsabilità politica», ha dichiarato Bigon, che poi aggiunge: «Il primo episodio con un bimbo morto per citrobacter a Borgo Trento risale a novembre 2018: perché solo un anno e mezzo dopo sono stati chiusi i reparti? Com'è possibile che in un periodo di tempo così lungo l'unica iniziativa presa sia stata quella di sanificare i reparti, senza peraltro risolvere niente? Occorreva aspettare la denuncia di una mamma che ha perso la sua piccola per far suonare il campanello di allarme? Fatti del genere non dovrebbero mai succedere, a maggior ragione in un’eccellenza sanitaria. Sappiamo che a Borgo Trento ci sono ancora sette bambini, di cui uno positivo al batterio killer. Ma la sanità pubblica veronese sembra essere una delle ultime preoccupazioni della giunta Zaia».

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