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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Guerra Israele-Gaza, l'appello di Medici Senza Frontiere: «Cessino le violenze indiscriminate da entrambi le parti»

«Necessario creare spazi e passaggi sicuri e consentire l’ingresso di beni e forniture umanitarie a Gaza», affermano da Medici Senza Frontiere

Medici Senza Frontiere, attraverso una nota stampa divulgata anche dalla sezione di Verona, si dice «inorridita dalla brutale uccisione di massa di civili perpetrata da Hamas e dai massicci attacchi a Gaza da parte di Israele». MSF chiede pertanto «la cessazione immediata dello spargimento indiscriminato di sangue, la creazione di spazi e passaggi sicuri per le persone, e che sia garantito loro un accesso sicuro a cibo, acqua e alle strutture sanitarie». Il gruppo, inoltre, afferma che «forniture umanitarie essenziali come medicine, attrezzature mediche, cibo, carburante e acqua devono poter entrare nella Striscia di Gaza e per renderlo possibile, il valico di frontiera di Rafah con l'Egitto deve essere aperto e i bombardamenti nell’area devono cessare».  

Secondo i dati riportati da Medici Senza Frontiere, «circa 2,2 milioni di persone sono attualmente intrappolate nella Striscia di Gaza, dove i bombardamenti indiscriminati hanno trasformato una crisi umanitaria cronica in una catastrofe». In base a quanto si apprende, più di 300 operatori di Medici Senza Frontiere si trovano a Gaza, alcuni dei quali, viene spiegato, hanno perso la casa e i loro familiari, così come per loro è stato «quasi impossibile spostarsi».

 Gaza, Ospedale Al Awda : foto L’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere 2

Matthias Kennes, capomissione di Medici Senza Frontiere a Gaza, spiega: «Gli attacchi aerei stanno demolendo intere strade, isolato per isolato. Non c'è posto per nascondersi, né tempo per riposare. Alcuni luoghi vengono bombardati per notti consecutive. Sappiamo com’è andata nel 2014 e nel 2021, sono morte migliaia di persone. Ogni volta i nostri medici vanno al lavoro senza sapere se rivedranno le loro case o le loro famiglie. Ma dicono che questa volta è diverso. Questa volta, dopo cinque giorni, ci sono già stati 1.200 morti. Cosa possono fare le persone? Dove possono andare?».

La nota di Medici Senza Frontiere quindi prosegue evidenziando come al momento nella Striscia di Gaza «milioni di uomini, donne e bambini sono vittime di una punizione collettiva sotto forma di assedio totale, bombardamenti indiscriminati e la minaccia incombente di una battaglia di terra». In tal senso, Medici Senza Frontiere sostiene che sia «necessario creare spazi sicuri e consentire l’ingresso di forniture umanitarie a Gaza». In particolare, viene poi aggiunto «i feriti e i malati devono ricevere assistenza medica», così come «le strutture e il personale medico devono essere protetti e rispettati e gli ospedali e le ambulanze non possono essere obiettivi degli attacchi». 

Gaza, Ospedale Al Awda : foto L’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere

Medici Senza Frontiere, inoltre, giudica «inconcepibile» quello che definisce «l’assedio imposto dal governo israeliano, che comprende il blocco di cibo, acqua, carburante ed elettricità». Da parte di Medici Senza Frontiere, infatti, viene ricordato che «dopo 16 anni di blocco militare sulla Striscia di Gaza, le strutture mediche all’interno sono già indebolite e questo assedio non lascia tregua ai pazienti che rimangono coinvolti nei combattimenti, né al personale medico. È un blocco intenzionale dei beni salvavita - ribadisce la nota di Medici Senza Frontiere - e l’ingresso di forniture e di personale medico deve essere garantito immediatamente». 

Darwin Diaz, coordinatore medico di Medici Senza Frontiere a Gaza, ha dichiarato: «Negli ospedali il personale medico riferisce di essere a corto di anestetici e antidolorifici. Come MSF, abbiamo spostato le forniture mediche dalle nostre riserve di emergenza di due mesi all'ospedale di Al Awda e ora abbiamo utilizzato tre settimane di scorte in soli tre giorni». Secondo quanto viene riferito, i movimenti dello staff di Medici Senza Frontiere, compreso il personale medico, dalla giornata di sabato sono stati «fortemente limitati». Le équipe di Medici Senza Frontiere, viene infatti spiegato, non riuscirebbero ad ottenere un passaggio sicuro per supportare il personale medico palestinese che «lavora giorno e notte per curare i feriti». Si tratta, ricordano ancora da Medici Senza Frontiere, di «uomini, donne e bambini che non hanno avuto alcun ruolo nelle ostilità, non hanno un rifugio sicuro dove andare».

Le équipe di Medici Senza Frontiere affermano di essere «testimoni di un livello di distruzione che potrebbe già superare le precedenti escalation». In particolare, viene sottolineato, due degli ospedali supportati da MSF, Al Awda e l'Indonesian Hospital, sarebbero stati «entrambi danneggiati da attacchi aerei», mentre la clinica di MSF avrebbe subito «alcuni danni a seguito di un’esplosione». Attualmente Medici Senza Frontiere spiega di avere in gestione una clinica e di supportare l'ospedale di Al Awda, l'ospedale Nasser e l’Indonesian Hospital di Gaza. Il 10 ottobre, Medici Senza Frontiere afferma di aver «riaperto una sala operatoria ad Al-Shifa per trattare pazienti ustionati e con traumi», nonché di aver «donato materiale medico all'ospedale di Al Shifa» e ribadisce che «continuerà a fornire supporto agli ospedali». Medici Senza Frontiere, infine, chiede al governo di Israele di «cessare la sua campagna di punizione collettiva contro l'intera popolazione di Gaza», sostenendo che «sia Israele che le autorità e le fazioni palestinesi devono creare spazi sicuri e garantire immediatamente l'ingresso di personale umanitario, cibo, acqua, carburante, medicine e attrezzature mediche nella Striscia di Gaza, o altre persone moriranno».

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