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Cronaca Peschiera del Garda / Piazza Chiesa

Ingaggia un killer per uccidere la sorella ed estorce soldi alla madre

Una 49enne di Peschiera trascinata in tribunale per presunte violenze ai danni dei famigliari. Tutto ruoterebbe attorno ai soldi derivanti dalla vendita di alcuni immobili. Condannata dal giudice

Alcuni si domanderanno come si possa arrivare a tanto. Altri invece in che modo abbia trovato un killer. Fatto sta che lei, Giulia Morbini, 49enne residente a Peschiera, aveva ingaggiato un assassino per uccidere la sorella. Per lui erano stati messi a disposizione 20mila euro. La vicenda si è conclusa, per ora, con la condanna in primo grado ad un anno di libertà vigilata, a cinque anni per la tentata estorsione e per un altro "ricatto" ai danni della sorella e della madre. I fatti risalgono a tre anni fa e ruotano attorno ad un contenzioso sulla vendita di immobili della famiglia. Lei, l'imputata, voleva vendere ma i parenti le avevano messo i bastoni tra le ruote. Soprattutto una. Sua sorella, appunto. Così la 49enne si era rivolta ad un amico che si sarebbe improvvisato killer per il compenso da migliaia di euro. L'uomo, tuttavia, aveva escluso fin da subito di accettare quel terribile "contratto", e, anzi, era corso ad avvertire la vittima. da lì era partita la denuncia e la conseguente indagine.

Sul banco dell'accusa era finita anche la tentata estorsione ai danni della madre. Secondo il pm, la 49enne di Peschiera aveva cominciato a richiedere la liquidazione di una quota di un'immobile che, secondo le sue stime, la famiglia le doveva. Avrebbe strattonato così la madre e minacciato anche la sorella di far intervenire alcuni suoi presunti "amici potenti". Come segnala l'Arena, tuttavia, non si era fermata: a marzo 2010, ad un mese di distanza dal precedente caso, la donna era tornata alla carica, chiedendo 5mila euro alla madre in cambio della "serenità". In quell'episodio, tuttavia, sarebbe riuscita nel suo intento e si era messa il cuore in pace incassando l'assegno.

La prima sentenza è arrivata, quindi, dopo tre anni, nell'aula del tribunale di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. I fatti si sarebbero verificati a Castel Goffredo, tra febbraio e luglio 2010. L'avvocato ha già annunciato che farà ricorso in appello: la linea difensiva sarebbe che non è possibile giudicare la sua assistita proprio per il rapporto di parentela che intercorre tra le protagoniste della vicenda. Anche le violenze subite non sarebbero state provate. A condannarla è stata l'estorsione. Il presunto ingaggio di un killer non sarebbe punibile in base al Codice penale.

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