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Cronaca Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Lungo interrogatorio all'infermiera accusata di aver dato morfina a un neonato

Il Collegio Ipasvi promette massima severità nel caso venissero accertate le responsabilità. Ma durante l'interrogatorio a Montorio la donna ha ribadito la sua estraneità ai fatti

"La nostra comunità professionale non può accettare che il comportamento di qualcuno getti ombra sull'impegno di tanti che svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto della loro deontologia, vocazione professionale e umanità". Questo è il passaggio più significativo del commento di Franco Vallicella, presidente del Collegio Ipasvi di Verona, organo di tutela e rappresentanza degli infermieri. È intervenuto in merito alla vicenda di Federica Vecchini, l'infermiera accusata di aver somministrato morfina ad un neonato, andato poi in overdose e salvato grazie all'intervento dell'équipe medica dell'ospedale di Borgo Roma di cui la stessa Vecchini faceva parte.

Se da una parte la magistratura sta facendo il suo lavoro per accertare le responsabilità di quanto accaduto nella notte tra il 19 e il 20 marzo scorso a Verona, notte in cui il piccolo è andato in crisi respiratoria ed è stato poi salvato, dall'altra c'è il Collegio Ipasvi altrettanto attento e vigile a verificare il grado di coinvolgimento reale dell'infermiera nei fatti. Una volta accertate le eventuali reali responsabilità, di pari passo con le decisioni prese dalla giustizia ordinaria, ci saranno anche le decisioni sul fronte professionale prese dal Collegio Ipasvi, che promette massima severità nel caso in cui l'infermiera dovesse risultare colpevole. Decisioni che potrebbero andare dalla sospensione, fino anche alla radiazione dall'albo.

"Gli infermieri sono sconcertati della vicenda - ha aggiunto Vallicella - Stiano tranquilli i cittadini, i genitori dei neonati e i pazienti che gli infermieri hanno come mission quella di prendersi cura delle persone; la comunità infermieristica saprà difendere i principi etici che guidano i nostri professionisti in scelte che rispondono al principio inderogabile di tutela della salute delle persone".

Severità dunque, ma solo dopo l'accertamento delle eventuali responsabilità. Questa la giusta linea presa dal Collegio Ipasvi, ma non da alcuni frequentatori dei social network, che non hanno perso l'occasione di attaccare Federica Vecchini su Facebook. Per loro, Federica Vecchini è già colpevole. Non è stata condannata, anzi, non è neanche iniziato il processo. Però è bastata l'accusa per scrivere sentenze acide e velenose. E se questo è il trattamento che le ha riservato la rete, si può solo immaginare quello che sta vivendo la 43enne veronese in carcere. Per questo ieri, 4 agosto, il suo avvocato Massimo Martini ha chiesto che la misura della carcerazione fosse tramutata in arresti domiciliari.

Sempre ieri si è tenuto a Montorio l'interrogatorio di garanzia di Federica Vacchini, dove la donna ha ribadito la sua estraneità ai fatti. La sua linea difensiva è concentrata su più punti. Il primo è l'incongruenza degli orari. Lei sarebbe stata col neonato verso le 21.30, nel breve periodo in cui si è assentata una collega. Se avesse dato la morfina al piccolo, quest'ultimo si sarebbe dovuto sentire male quasi subito. Ma la crisi respiratoria è avvenuta a mezzanotte.

Sta di fatto che qualcuno la morfina al neonato l'ha data, lo dimostrano le analisi fatte dall'indagine interna all'ospedale. Però l'accusata non ha fatto il nome di nessun'altro possibile colpevole. Si è limitata a spiegare che l'accesso alla morfina nel reparto non è così rigido come si potrebbe pensare. C'è un registro per richiedere la morfina, ma solo quella da somministrare per via endovenosa. La morfina che si somministra oralmente sarebbe invece a disposizione del personale.

Infine, il primo sospetto è nato dalla grande sicurezza con cui Federica Vacchini ha ordinato l'uso del Naloxone, farmaco antioppiaceo, per salvare il neonato. Una sicurezza che, secondo il difensore dell'accusata, è figlia della grande esperienza professionale dell'infermiera.

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