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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Zai / Via Enrico Fermi

Tragedia del bus ungherese. Ancora gravi le condizioni dei due feriti

E ancora sconosciuta la loro identità, come quella delle 16 vittime dell'incidente avvenuto vicino al casello di Verona Est sulla A4 e su cui sono in corso serrate indagini

Resta ancora a 16, 11 studenti e 5 adulti, il bilancio delle vittime dell'incidente al pullman ungherese avvenuto venerdì scorso, 20 gennaio, sulla A4 vicino al casello di Verona Est. Il numero dei morti potrebbe salire a 18, però, se non si riuscirà a salvare la vita ai due uomini ancora ricoverati all'ospedale di Borgo Trento. Uno ha ustioni sul 60% del corpo ed è ricoverato al centro grandi ustioni, mentre l'altro ha riportato un forte trauma cranico e per questo è stato anche sottoposto ad un intervento. Le loro condizioni sono gravissime e la loro identità ancora sconosciuta. Come sconosciuta è anche l'identità della maggior parte dei corpi trovati carbonizzati nell'autobus. Il riconoscimento procede anche attraverso il Dna, ma richiede tempo. Tra di loro, sicuramente, ci sono i due figli di Gyorgy Vigh, il professore che ha portato in salvo alcuni studenti, senza però riuscire a salvare i suoi figli.

Salvare vite e riconoscere le vittime è solo una parte dell'immenso lavoro richiesto a seguito della tragedia. Si cerca infatti anche di capire cosa possa averla generata. Inquirenti italiani e ungheresi indagano a tutto campo e tra di loro c'è stato anche uno scambio d'informazioni. Al momento, pare sempre meno plausibile l'ipotesi di un guasto tecnico, anche se non è stata esclusa. L'autobus non viaggiava ad una velocità sostenuta e le sue condizioni erano state controllate. Sulla carcassa del mezzo comunque è al lavoro un consulente incaricato dalla Procura di Verona anche per comprendere da cosa sia stato generato l'incendio. Per il momento l'unica certezza è che il motore, che si trova nella parte posteriore del pullman, non è stato toccato molto dalle fiamme, che dovrebbero essere partite dalla parte anteriore del mezzo dove si trovano i serbatoi di diesel. Ed è facile immaginare che poi il fuoco si sia alimentato con ciò che si trovava lì vicino, vale a dire i bagagli dei passeggeri.

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