È morto in sella alla sua bicicletta Luca Giardino, poco dopo le 14.30 di ieri, in località Casetta Volpare alla Cola sopra Avesa.

L'INCIDENTE - Lo sfortunato ciclista, assistente capo della polizia di Stato in servizio al commissariato di borgo Roma, stava percorrendo quella strada da solo, quando è stato tradito dal manto stradale e dalla sua "Pinarello" ad una velocità di circa 60 km/h. Le recenti piogge hanno rovinato l'asfalto creando diverse buche, Luca ne evita una con la sua bici ma a questo punto si sgancia il cerchione della ruota. L'uomo tenta di restare in sella al suo mezzo ed evita il primo muretto, ma non quello successivo e la cancellata, che si piega a causa dell'urto con la sua testa. 

IL RITROVAMENTO - Quegli ostacoli delimitano la proprietà della villa del veterinario Viviano Fedeli, che aveva installato anche delle telecamere esterne per questioni di sicurezza. Le apparecchiature quindi hanno ripreso l'intera scena dell'incidente. Il corpo dello sfortunato poliziotto viene sbalzato contro l'ostacolo e scaraventato a terra. Privo del casco di protezione, che forse in questo caso non avrebbe potuto fare molto, Luca viene ritrovato dieci dopo da alcuni automobilisti di passaggio, completamente insanguinato e già morto.

LA FAMIGLIA - Il ciclista infatti, già quattro secondi dopo l'urto, non dava più segni di vita a causa del fortissimo trauma cranico. Come di solito fanno gli appassionati delle due ruote, Luca non aveva con sè i documenti ma il telefono cellulare si. I carabinieri di Grezzana, intervenuti sul posto, hanno risposto alle continue chiamate della moglie Giorgia, dalla quale aveva avuto anche due figli ancora piccoli, che ha subito intuito che qualcosa di grave era successo.