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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Ucraina: duri contraccolpi economici in Italia; morto miliziano veneto in Donbass

Il presidente della Regione chiede «sostegni per imprenditori e cittadini». Mentre sul fronte, la prima vittima italiana è Edy Ongaro, dal 2015 accorpato alle forze filorusse

«Non siamo fortunatamente sotto le bombe ma, tra il conflitto in Ucraina e le sanzioni contro la Russia, ormai stiamo vivendo una economia di guerra, con prezzi fuori dalla realtà. La speculazione, soprattutto sui mercati finanziari, sta arricchendo pochi e impoverendo famiglie e aziende. È il momento di pensare a dei sostegni per imprenditori e cittadini che stanno perdendo commesse e potere d’acquisto». Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha chiesto azioni concrete a sostegno del made in Italy, insieme agli altri presidenti regionali. È stato stimato che la combinazione tra guerra e sanzioni possa costare all'Italia anche 10 miliardi di euro, senza contare che l'economia nazionale deve ancora riprendersi dai due anni di pandemia.

Non ci sono soldati italiani in Ucraina, ma anche il nostro e gli altri Paesi europei stanno combattendo contro la Russia. E stanno combattendo sostenendo il popolo ucraino e resistendo ai contraccolpi economici che l'invasione russa sta generando. Contraccolpi che il Governo dovrebbe ammortizzare. «Servirà una nuova moratoria sul credito, come quella utilizzata durante i momenti peggiori del Covid, e saranno necessari ristori per chi ha subito un crollo delle esportazioni oltre ad ammortizzatori sociali urgenti per i lavoratori danneggiati - ha suggerito Zaia - So che il Governo ha già stanziato decine di miliardi per bollette e riduzione delle accise sui carburanti, tuttavia se questa è diventata un’economia di guerra, servono scelte emergenziali al più presto».

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Ed un settore economico che, dopo lo shock del coronavirus, soffre ora per la guerra in Ucraina è quello del turismo. Il conflitto ha bloccato quasi del tutto il turismo internazionale, che rappresenta una fetta maggioritaria degli arrivi e delle presenze in Veneto, soprattutto nelle città d’arte.
In questi primi mesi dell’anno, anche se mancano ancora dati certi, l'Osservatorio Economico di Confesercenti Veneto stima per le città d'arte un calo di presenze (rispetto al pre covid) del 39%. «Le mete balneari, lacustri o di montagna - ha spiegato Francesco Mattiazzo, presidente Assoturismo Veneto - anche negli ultimi anni hanno retto grazie all’alta presenza di italiani e veneti, che in molti hanno colto l’occasione per riscoprire le bellezze del territorio. Soffrono invece le città d’arte, dove il turismo maggioritario è quello che arriva dall’estero: a Venezia gli stranieri erano l’87%, a Verona il 58%, a Padova il 48%. E già dalla primavera queste città iniziavano a popolarsi con grandi gruppi organizzati provenienti da Germania, Cina e Stati Uniti. Assistiamo invece ad un periodo di stallo che permane ormai dal 2020. A frenare i viaggiatori, prima, era la pandemia: ora che l’emergenza sanitaria sembra finalmente più sotto controllo è esplosa una guerra che ha paralizzato tutta la mobilità internazionale, non solo i flussi provenienti dalla Russia e dall’est Europa».
Sul freno ai consumi pesano anche l’inflazione e i rincari delle ultime settimane, che hanno fatto crescere i costi della benzina, delle bollette e in generale dei beni di primo consumo. «Ci sono segnali positivi per le vacanze pasquali, un appuntamento che è sempre fondamentale per il turismo regionale - ha concluso Mattiazzo - Venezia la fa da padrona, dove le prenotazioni si aggirano già al 70% a fine marzo, mentre nelle altre mete venete c'è ancora sofferenza, eccezione fatta per il litorale».

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Segui qui la diretta sulla guerra in Ucraina a cura di Today.it

In Ucraina, intanto, ci sarebbe la prima vittima italiana, il veneziano 46enne Edy Ongaro, noto con il nome di battaglia Bozambo. Dal 2015 aveva raggiunto il Donbass e là è rimasto a combattere con le forze filorusse. Proprio nel Donbass si prospetta un conflitto ampio e prolungato perché si tratta di territori dove lo scontro è più acceso. Nel resto dell'Ucraina, invece, l'esercito russo pare stia attraversando una fase di transizione, ridisponendo le truppe per nuovi attacchi da Est.

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