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Internet, pericolo o risorsa? Tra cyberbulli e ricatti, c'è bisogno di educazione

Il tema è certamente controverso e di non facile risoluzione, ma è importantissimo che venga affrontato, poiché è evidente come oramai le nuove tecnologie e gli spazi virtuali aperti da Internet siano sempre più profondamente intrecciati con la nostra realtà quotidiana

Cyberbullismo e dipendenza da Internet non sono affatto due fenomeni da sottovalutare. Il tema non è certo nuovo, anzi tipico della nostra società contemporanea. Ad affrontarlo ieri sera giovedì 22 ottobre, sono stati i diversi ospiti della trasmissione televisiva Diretta Verona. Il fenomeno è decisamente allarmante secondo la psicologa Giuliana Guadagnini, la quale ha spiegato: "I 150 casi segnalati al Punto ascolto dell'Ufficio scolastico di Verona lo scorso anno sono solo la punta dell'iceberg". In realtà insomma la massa di giovani che avrebbe subito, o in alternativa compiuto in prima persona, comportamenti scorretti sul Web, sarebbe molto più consistente. Dalle offese gratuite alle minacce, dal sexting (il postare foto e video privati senza il consenso dell'interessato) al ricatto vero e proprio a sfondo sessuale, fino all'adescamento online, sono davvero numerosi i "reati", ed è bene sottolineare che di ciò si sta trattando, che vengono quotidianamente commessi in rete.

Le norme in realtà già esistono per punire chi abusa della libertà concessa da Internet, ma il problema è riuscire ad intervenire in tempi utili per affrontare i numerosissimi casi che insorgono ogni giorno. Ma ad ogni modo la convinzione che sul Web si possa fare indiscriminatamente quel che ci pare e piace perché in fondo siamo anonimi, va in fin dei conti sfatata. Non esiste affatto pc che non sia tracciabile, almeno stando a quanto riferito da Saverio Costa che lavora nella Polizia Postale e ieri sera era in collegamento con la trasmissione Diretta Verona: "Non è vero che su Internet siamo tutti anonimi: non esiste tecnologia che non sia tracciabile".

Intervistato anche uno studente ha effettivamente ammesso che manca spesso consapevolezza nei suoi coetanei, in merito ai rischi che si corrono utilizzando Internet: "Purtroppo manca la consapevolezza dei rischi nell'utilizzo di pc e smartphone da parte dei ragazzi. Anche se vorrei dire che non sempre farsi un selfie o chattare è patologico, ma solo voglia di comunicare. Il senso di solitudine c’era anche prima delle nuove tecnologie". Non si tratta dunque di demonizzare una risorsa come il Web che è sicuramente stato foriero di novià d'immenso valore dal punto di vista sociale, quanto piuttosto di diffonderne sempre più un utilizzo che sia quanto più avvertito possibile. Per questo paiono condivisibili le dichiarazioni rilasciate dal giornalista Meocci, anch'egli ospite di Diretta Verona, il quale ha spiegato che "la soluzione al problema è  la media education, la quale però in Italia è lasciata alle iniziative dei singoli, invece dovrebbe diventare materia scolastica". 

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