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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Giovani e agricoltura: a Verona c'è necessità di un ricambio

Nel 2000 in provincia il 13,57% delle aziende era di persone under 40, nel 2010 la loro percentuale è calata al 10,65% rispetto alla media nazionale del 9,97%

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeronaSera

L’accordo raggiunto sulla riforma della politica agraria comune (Pac) per il periodo 2014-2020, punta decisamente, come scelta prioritaria, a promuovere il rinnovo generazionale nelle campagne, dove c'è necessità che entri in campo una nuova generazione di giovani imprenditori, portatrice di logiche di gestione ed organizzazione imprenditoriale diverse dal passato. I pagamenti diretti accordati ai giovani agricoltori con meno di quarant'anni, al loro primo insediamento, saranno integrati da un ulteriore 25%, rispetto al pagamento base, per i primi 5 anni di attività. Mentre per avviare l'attività, in una combinazione di misure, la sovvenzione arriverà fino a 70mila euro.

Di questo rinnovamento Agrinsieme Verona (il coordinamento tra Confagricoltura, Cia, Confcooperative e Lega delle Cooperative) ritiene ci sia, nel Veronese, particolare necessità. Da un confronto dei dati Istat relativi ai censimenti generali dell'agricoltura emerge infatti che se nel 2000 nella provincia il 13,57% delle aziende risultava condotto da giovani con meno di quarant'anni (a fronte di una media nazionale del 10,25%) nel 2010 la loro percentuale è calata al 10,65% rispetto alla media nazionale del 9,97%. Per contro nel 2000, nel veronese, le aziende agricole condotte da ultrasessantacinquenni erano il 33,51% (la media nazionale era del 38,41%) cresciute nel 2010 al 34,41% a fronte di una media nazionale del 37,22%.

Consola che dal 2000 al 2010, a Verona, si è passati dal 16,65% di titolari d’azienda in possesso di diploma o laurea al 26,87%. Dunque se la situazione non è migliorata sul versante del ringiovanimento delle aziende, almeno si è elevato il grado di istruzione dei titolari d'azienda che si traduce, rispetto alle precedenti generazioni, nell'assunzione di comportamenti virtuosi nello svolgimento delle pratiche agricole, in linea con il principio base della nuova Pac in direzione della salvaguardia dei beni comuni per azioni positive sul clima e sull'ambiente. “Ora però è fondamentale accogliere la spinta che viene dall'Unione Europea – afferma Giambattista Polo, coordinatore Agrinsieme - poiché sono proprio i dati sulla ridotta presenza dei giovani che evidenziano la fragilità della nostra agricoltura rispetto agli altri paesi europei. I giovani - prosegue - hanno la forza e la capacità di recuperare attività che in ambito agricolo erano date per perdute, trasformandole in occasioni di occupazione e di reddito; sono portatori di competenze che modernizzano la nostra agricoltura facilitando l'acquisizione, in virtù di livelli tecnologici e organizzativi qualitativi, di un nuovo ruolo sul mercato; inoltre – conclude - hanno un diverso approccio con l'industria agroalimentare e soprattutto una nuova capacità di aggregazione che si concretizza in esperienze associative o reti di impresa.”

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