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Cronaca San Zeno / Corso Castelvecchio

Furto a Castelvecchio: vertice in Procura. È partita la caccia all'auto dei banditi

Nella giornata di sabato si è tenuto un incontro nell'ufficio del pm Ottaviano tra vari corpi delle forze dell'ordine per cercare di ricostruire la vicenda sfruttando gli indizi nella mani degli investigatori

Dopo il clamoroso furto messo a segno al museo di Castelvecchio nella serata di giovedì, sabato mattina il pool investigativo si è riunito in Procura per cer cercare di fare il punto della situazione. Come riporta il quotidiano L'Arena, nell'ufficio del sostituto procuratore Gennaro Ottaviano erano presenti circa una decina decina di persone tra: ufficiali dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Venezia e di Roma, personale della Squadra Mobile e funzionari dello Sco (servizio centrale operativo della polizia) giunti nel capoluogo scaligero dalla capitale. L'incontro sarebbe durato alcune ore, durante le quali si sarebbe cercato di ricostruire la vicenda: "Leggo sui giornali di questa indagine, sembra che ne sappiate più di me - ha detto ironicamente il dott. Gennaro Ottaviano sulle colonne del giornale scaligero - nessun commento. Stiamo lavorando e non escludiamo nulla. Ci sono punti da chiarire e lo stiamo facendo. Un passo alla volta. Ora devo rientrare in ufficio". Nel corso della giornata di sabato sarebbe stata sentita anche la cassiera del museo, ancora sotto shock, che avrebbe fornito alcuni particolari del colpo. 
Questa riunione tra vari corpi delle forze dell'ordine, sembrerebbe far intendere che il colpo si stato messo a segno da criminali altamente preparati: lo Sco infatti spesso collabora con la Distrettuale antimafia, elaborando dati e informazioni sulle dinamiche dei fenomeni criminali, tenendo i contatti con gruppi investigativi di altri paese. Una delle prime ipotesi potrebbe quindi trovare presto conferma, ossia quella secondo la quale chi ha fatto irruzione nel museo scaligero sapeva di trovare opere di valore inestimabile protette da un sistema di sicurezza non impeccabile. L'Arena inoltre sottolinea il fatto che non sarebbe arrivata tempestivamente alla forze dell'ordine, la segnalazione della centrale operativa delle società che si occupa della sicurezza: se entro le 20 il sistema d'allarme non viene inserito, alle 20.10 una comunicazione dovrebbe avvertire la centrale. Questo però non si è verificato, nonostante i malviventi a quell'ora si trovassero ancora lì, alla presenza della cassiera e del guardiano imbavagliati. 
È scattata quindi la caccia all'auto, una station wagon, che nella serata di giovedì è uscita indisturbata dal museo con il prezioso carico: alcune tele sono state separate dalle cornici senza essere rovinate, mentre le pale di dimensioni modeste sarebbero state caricate nel portabagli. A fornire tali dettagli sarebbe stata, stando a quanto riporta L'Arena, la dipendente del museo, che ha confermato di non essere stata narcotizzata: i criminali non avrebbe praticamente aperto bocca per non tradire la propria nazionalità e la donna sarebbe riuscita a liberarsi da sola, prima di slegare anche il guardiano, per poi avvisaere il 113 una volta certa della fuga della banda, cioè poco dopo le 21.
Ora il pm e gli investigatori cercano di ricostruire il percorso dell'automobile sfruttando le telecamere di sorveglianza presenti a Castelvecchio e su tutto il territorio comunale, nel tentativo di ritrovare il veicolo e il suo preziosissimo carico. 

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