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Cronaca San Zeno / Corso Castelvecchio

Furto a Castelvecchio, Tosi sui filmati: "Qualche volto lo si riesce a distinguere"

Il primo cittadino scaligero fornisce qualche dettaglio sulle indagini, affermando che le telecamere di sorveglianza avrebbero immortalato il viso di qualche criminale che ha partecipato al clamoroso colpo del 19 novembre

La querelle tra Sicuritalia, l'azienda che si occupa della sicurezza del museo di Castelvecchio, e l'amministrazione comunale scaligera si arricchisce di un nuovo capitolo. 
"La guardia giurata doveva inserire l’allarme: questo e null’altro è quanto previsto dalle procedure. Sicuritalia non ha violato alcun obbligo contrattuale", questa la versione della ditta riportata da L'Arena, insieme al resto del comunicato stampa: 

Il museo chiude alle 19.30. Il servizio di chiusura svolto dalla Gpg (guardia particolare giurata) consiste nell’ispezionare le varie sale, nel chiudere le porte a chiave e, nel mentre, avvisare i visitatori che il museo sta chiudendo. Una volta finito il giro, provvede all’inserimento manuale dell’allarme antiintrusione del museo. L’orario d’inserimento dell’allarme è perciò variabile, in quanto dipende dal normale deflusso dei visitatori e dall’orario di uscita degli ultimi dipendenti del museo. La sera della rapina, la guardia si trovava correttamente nei pressi della biglietteria del museo con l’ultima custode rimasta, in procinto di completare il giro di ispezione, quando è stata assalita. È evidente che non ha avuto modo d’inserire l’allarme antintrusione del museo perché è stata immobilizzata prima che potesse completare il giro di ispezione. Questo e null’altro è quanto previsto dalle procedure contrattualizzate e questo è quanto Sicuritalia ha correttamente provveduto a fare. 

Non si è fatta però attendere la replica del primo cittadino di Verona, Flavio Tosi, che al giornalista de L'Arena ha riferito:

Sicuritalia nel suo comunicato stampa conferma il suo mancato rispetto delle procedure o dimostra addirittura di non conoscerle. Il contratto prevedeva il controllo dalla sede operativa esterna ai luoghi dotati di allarme attraverso “periferiche Gsm o Gprs bidirezionali” che possono “rilevare prontamente disinserimenti dell'impianto ad orari non previsti e l'eventuale mancanza di inserimento all'orario stabilito”. L'unica manchevolezza, peraltro gravissima e a maggior ragione "stranamente anomala", è stata quella del giorno 19 novembre. Sicuritalia non spiega perché la Centrale operativa non abbia constatato il mancato inserimento dell'allarme e non abbia messo in atto gli interventi previsti, attivati peraltro pressoché alla stessa ora per altri quattro edifici comunali per ripristinare allarmi antifurto disinseriti o da verificare. Se l'istituto di vigilanza dichiara cose non rispondenti alla realtà dei fatti per tutelare i rapporti in essere con molti importanti clienti, anche noi a loro tutela siamo disponibili su richiesta a inoltrare a ciascuno copia degli obblighi contrattuali che legano Sicuritalia verso tutti gli immobili comunali da loro monitorati, compreso il museo di Castelvecchio.

Secondo Tosi quindi l'inserimento dell'alrme e del controllo remoto sono sempre stati applicati dall'azienda, tranne che nella sera del furto.  
Saranno probabilmente le dispute legali a stabilire chi tra le due parti ha effettivamente ragione, intanto, sempre sulle colonne de L'Arena, il primo cittadino scaligero svela alcune novità sul caso: "Sulle indagini posso dire che stanno proseguendo con grande impegno, di fatti singolari quella notte ne sono accaduti molti". Tosi considera poi un brutto segno il ritrovamento a Brescia delle auto utilizzate dai criminali ma sui filamti delle telecamere dice: "Qualche volto lo si riesce a distinguere, ora si sta cercando di identificarli, di vedere se sono personaggi già noti alle forze dell’ordine oppure no... Ma si stanno sentendo anche le persone che si trovavano nel cortile di Castelvecchio perché uno dei banditi ha allontanato chi era presente, ed era a volto ancora scoperto ovviamente".

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