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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Via dello Zappatore

Furto a Castelvecchio. Presi i ladri ora si cercano le opere in Moldavia

Le indagini sono ancora in corso per rintracciare le opere rubate al museo veronese, che si suppone si trovino nascoste nello stato dell'Europa orientale. Un'indagine difficile, mesi di lavoro premiati da un ottimo risultato

Non si sono sbottonati troppo i rappresentanti di Polizia e Carabinieri presenti in Procura insieme al Procuratore Mario Giulio Schinaia e al Pm Gennaro Ottaviano per esporre i dettagli sull'arresto della banda che ha compiuto il furto a Castelvecchio. Pochi in verità i dettagli che hanno potuto fornire, perché le indagini sono ancora in corso. Militari e agenti di polizia sono al lavoro per ritrovare le opere rubate al museo veronese, opere che si suppone siano in Moldavia e che una volta uscite dall'Italia siano state tenute sempre nello stesso nascondiglio. Pare dunque scongiurata l'ipotesi di una dispersione.

L'operazione congiunta di Carabinieri e Polizia è stata chiamata Gemini, perché gemelli sono i due italiani arrestati: F.S., la guardia giurata finta vittima dell'agguato e il fratello P.S.. La compagna di quest'ultimo e gli altri nove arrestati sono tutti di nazionalità moldava e alcuni sono stati arrestati in Moldavia e lì saranno processati per contrabbando di opere d'arte e rapina in uno stato estero. Alcuni degli arrestati hanno dei precedenti per rapina, ma non nel campo delle opere d'arte.

I rappresentanti delle forze dell'ordine e della magistratura hanno sottolineato che la collaborazione dimostrata da tutti è stata da manuale e non poteva essere altrimenti perché si trovavano di fronte una banda ben organizzata che sapeva come muoversi sia in Italia che in Moldavia. Un'indagine difficile, l'ha definita il Pm Ottaviano, perché priva di informatori. Tutte le informazioni che gli investigatori hanno tenuto sono frutto di un intenso lavoro di indagine durato mesi, fatto di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni, analisi di video e tabulati telefonici, fino all'operazione scattata ieri, 15 marzo, e conclusa con l'arresto dei responsabili.

Gli investigatori non hanno avuto nessuna soffiata, ma hanno dovuto rintracciare i componenti della banda lavorando in gruppi coordinati da un pool formato dai migliori investigatori. Sono state visionate 4000 ore di video, a partire dai video della fuga in cui sono state identificate anche le auto degli altri componenti della banda che hanno seguito quella rubata alla guardia complice. La difficoltà maggiore è stata quella di identificare tutti i soggetti che hanno collaborato al colpo, criminali esperti, capaci di risultare invisibili attraverso l'uso di false identità. Non si facevano rintracciare in nessun luogo preciso e niente risultava a loro riconducibile. Dodici persone, ognuna con un compito preciso. Secondo gli inquirenti, una banda così ben organizzata era da tanto tempo che non si vedeva in Italia

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