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Cronaca Centro storico / Via Roma

Fondazione Arena: il Consiglio di indirizzo sceglie di ricorrere alla Legge Bray

Una decisione da tempo ventilata e che in molti temevano alla fine si sarebbe concretizzata. Alla fine la scelta è stata fatta, l'ultimo giorno utile, e così ora la palla passa al Ministero dei Beni Culturali

Ricorrere alla legge Bray per "salvare" la Fondazione Arena che in questi ultimi mesi sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia. Pare dunque essere proprio questa la strada scelta dal Consiglio di indirizzo per fronteggiare un debito complessivo di circa 30 milioni di euro.

In sostanza nei prossimi giorni verrà inivata una richiesta formale al Ministero dei Beni Culturali che dovrà valutare il caso specifico e decidere, come peraltro sempre avvenuto in casi simili precedentemente, se concedere anche a Fondazione Arena di usufruire della speciale legge per il salvataggio delle fondazioni lirico-sinfoniche firmata dall'ex Ministro dei Beni Culturali durante il Governo Letta, Massimo Bray. Come riferito anche dal quotidiano L'Arena, in buona sostanza Fondazione Arena, nel caso in cui la richiesta venga accolta, sarà chiamata a presentare un piano di rientro dai debiti entro il prossimo 30 giugno.

La contropartita tuttavia potrebbe essere persino quella di un licenziamento in massa del 50% dell'organico dei dipendenti, in particolare tra gli amministrativi, mentre dovrebbero essere laciati stare i membri dell'Orchestra, del Corpo di Ballo e del Coro. Anche i lavoratori licenziati, in linea di massima, non dovrebbero comunque restare completamente senza lavoro, essendo infatti possibile un loro reintegro all'interno della Ales - Arte Lavoro Servizi spa controllata proprio dal Ministero dei Beni Culturali.

Ad ogni modo ad oggi è forse impossibile dire con esattezza che cosa accadrà davvero in futuro. L'unica cosa certa è che già dai prossimi giorni non mancheranno le polemiche e le proteste, da parte soprattutto di chi, in tutta questa storia, si sente un po' come il capro espiatorio di una situazione drammatica dal punto di vista economico, ma della quale non si ritiene in fin dei conti responsabile.

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