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Buffa con l'artista del calcio Zigoni: "Dovevo morire a Verona, così m'intitolavano lo stadio"

L’incontro tra Federico Buffa e l'ex Hellas alla Mostra del Cinema di Venezia, tra film e ricordi dal campo. Gianfranco Zigoni: "I veri grandi son morti giovani. Io sarei voluto morire quando giocavo a Verona, lì, sulla fascia sinistra, così mi avrebbero intitolato lo stadio"

Un incontro tra due fuoriclasse, quello che si è tenuto nello spazio della Regione del Veneto alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia: protagonisti il grande narratore sportivo, Federico Buffa, e l’ex calciatore Gianfranco Zigoni, protagonista del calcio anni ‘60 e ‘70, sia in campo (per un talento che l’ha portato a giocare con Juve, Genoa, Roma e Verona) che fuori, per un carattere ribelle, intollerante a qualsiasi regola prestabilita. “Un artista del calcio” come l’ha definito l’Assessore alla Cultura e allo Sport della Regione del Veneto – «con la qualità di essere sempre una persona vera, per questo è rimasto nel cuore degli sportivi veneti e non solo».

Da Best a Rocky, dal calcio dell’oratorio agli storici filmati di Olympia del ’36,  la chiacchierata scorre veloce, prendendo spunto dai grandi film che hanno segnato la storia dello sport al cinema, e ampliandosi poi con aneddoti e racconti.

Si parte da “Best”, che racconta la storia del calciatore ribelle per eccellenza George Best e si finisce a parlare di Omar Sivori e dei fuoriclasse più sregolati. Zigoni ha una passione per i campioni così, perché lo era lui stesso: «I veri grandi son morti giovani. Io sarei voluto morire quando giocavo a Verona, lì, sulla fascia sinistra, così mi avrebbero intitolato lo stadio».

Buffa parla di sport come solo lui sa fare, in un racconto fluido in cui arricchisce la cronaca con aneddoti sconosciuti,  anche quando si parla di sport al cinema: come il termine del football americano  “Quarterback” che nei film italiani fino agli anni ‘80 veniva tradotto come “capitano “ perché si temeva che il pubblico non capisse; o le vicende di Ondina Valla (prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro olimpica nel ’36),  e Claudia Testoni, amiche d’infanzia e rivale in pista.

Si parla dello schema tipico dei film sullo sport, quell’idea di caduta e risalita, incarnata perfettamente da pellicole come Momenti di Gloria (reso immortale grazie soprattutto all’epica colonna sonora di Vangelis)  o Rocky. E’ quest’ultimo il film sportivo preferito da Buffa «perché incarna perfettamente la storia di quelli che non dovrebbero farcela ma ce la fanno. Anche se» -  continua - «il film sportivo più riuscito è Invictus di Clint Eastwood, perché riesce a trasmettere perfettamente le emozioni che si vivevano in quel periodo storico fondamentale per il Sudafrica, le battute di Morgan Freeman in particolare esprimono esattamente lo spirito del momento».

C’è sempre una vena un po’ malinconica nei ricordi di Zigoni, anche in quelli più divertenti: la nostalgia di chi non ha mai preso il suo ruolo troppo sul serio, perché il calcio è «un gioco da oratorio, per i bambini, non una cosa da grandi”.  Ed è probabilmente questo il motivo del successo di Zigoni, di cui lui ancora oggi non si capacita: «lo dico sempre ai giovani che ancora adesso vengono a trovarmi: se avessi capito l’amore che avevano per me mi sarei impegnato di più, avrei fatto qualche sacrificio. Onestamente ogni tanto mi vergogno un po’ perché nella vita non ho fatto altro, ho solo giocato a calcio».

La solitudine del campione raccontata da Zigoni, è presente soprattutto negli sport come la box, il tennis, o il nuoto: questi secondo Buffa gli sportivi a cui oggi sarebbe bello dedicare dei film, perché sono sempre soli coi loro pensieri. L’incontro si chiude con “He got game” di Spike lee (presentato proprio al Festival di Venezia nell’98):  parla di basket ma soprattutto del rapporto tra un padre e un figlio, e porta inevitabilmente il discorso sul figlio di Zigoni, Gianmarco, anche lui calciatore, che oggi gioca in serie B col Venezia: «Lui sì che si impegna tanto, molto più di me – racconta con orgoglio Zigoni senior - se riuscirà a portare il Venezia in serie A, ecco, il giorno dopo potrei morire felice».

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