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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Cyberbullismo e dipendenza da social e gioco online. «Internet non è pensata per l’infanzia»

Save the Children ha diffuso l'Atlante dell’infanzia a rischio in Italia per problemi legati al mondo digitale. I veneti di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social sono il 12%. Quelli che hanno problemi con videogiochi sono 23%

In Veneto, il 69% della popolazione tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Smartphone che viene utilizzato da bimbi sempre più piccoli, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni. Ma nonostante questo utilizzo diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali di chi ha tra i 16 e i 19 anni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42% rispetto a una media europea del 31%. Un dato medio che però nasconde ampi divari territoriali, con il Nord più vicino ai valori medi europei (34%) e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). E se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, gli italiani sono poco più di 1 su 4 (il 27%) a fronte del 50% dei coetanei francesi e del 47% degli spagnoli.
Questi sono alcuni dei dati della XIV edizione dell'Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo "Tempi digitali", diffusi da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre. L’Atlante è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui la vita dei bambini è registrata e condivisa sul web. Ed il report esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando vivendo tra reale e virtuale. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze.

Nella pubblicazione di Save the Children, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le opportunità rischiose della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’Ue rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società. Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra-larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con differenze territoriali importanti.
In Veneto, la rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 57% delle famiglie nella provincia di Verona, il 55% nella provincia di Venezia e di Padova, il 46% nella provincia di Vicenza, il 43% nella provincia di Rovigo, il 42% nella provincia di Treviso, il 34% nella provincia di Belluno. E le famiglie connesse con fibra rappresentano il 17% nella provincia di Venezia, l’11% nella provincia di Padova e di Verona, il 4% nella provincia di Rovigo e di Treviso, il 3% nella provincia di Vicenza e solo l’1% nella provincia di Belluno.

«Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell'Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali - ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children - C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali. Inoltre, è fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi».

Tra i rischi evidenziati dall'Atlante dell'Infanzia c'è quello di un accesso ai social per bimbi troppo piccoli. Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social network solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole. Il 40,7% degli 11­-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).
Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online. Bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi. Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: In Veneto gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 13,4%, dato inferiore alla media nazionale (15%). Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di "bulle" che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della pre­adolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte. «La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano - ha commentato Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children - È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri. L’entrata in vigore il 21 novembre della delibera dell’Agcom con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati deve rappresentare solo il primo passo di un piano più ampio per un ambiente digitale a misura di bambini, bambine e adolescenti. Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti. Senza sottovalutare, infine, la necessità di responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori».

L’Atlante di Save the Children evidenzia che in Veneto le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 12,4% (la media nazionale è del 13,5%). In generale in Italia sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni. Tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, in Veneto il 23,7% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (in linea con la media nazionale, 24%). Qui, a livello nazionale, sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 ann.
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità a causa dell’inattività e delle cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso, soprattutto al Sud, dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni. In Veneto la percentuale di chi è obeso o in sovrappeso è pari al 16,6%, ben al di sotto della media nazionale (22,6%).

Secondo Save the Children, la prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia. Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni. In Veneto, questi centri sono 5 e si trovano a Padova, Verona, Conegliano e Castelfranco Veneto, Chioggia e San Donà di Piave. Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato i servizi attivi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15­-17enni mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale.
Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo, ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web. Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.

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