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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Porto San Pancrazio / Lungadige Galtarossa

Da Genova a Verona, perquisizioni e denunce tra i presunti membri di un gruppo no vax

Risulterebbero componenti del gruppo "guerrieri ViVi". Sono in fase di oscuramento i loro canali di comunicazione in rete

Nel novembre del 2021 la polizia di Genova aveva denunciato 24 persone che sarebbero state appartenenti ad un gruppo considerato no vax e no green pass denominato "guerrieri vivi". A seguito di quell'operazione, così come viene riferito da GenovaToday, gli inquirenti nelle ultime ore hanno svolto alcune perquisizioni anche nella provincia di Verona, oltre che in quelle di Brescia e Matera. In particolare, le perquisizioni sarebbero state delegate dalla Dda della procura di Genova «a carico di tre persone, di cui due indiziate di essere promotrici del sodalizio nell’ambito di un procedimento per associazione segreta e per istigazione all’interruzione di un servizio di pubblica necessità».

Fatta naturalmente salva la presunzione di innocenza delle persone oggetto delle perquisizioni, il Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Liguria avrebbe dunque in queste ore identificato quelli che potrebbero essere considerati i capi dell’organizzazione, dopo mesi di serrate indagini informatiche che hanno consentito di setacciare centinaia di chat su numerosi social e documenti postati in rete. Stando alle indagini in corso, l’attività del gruppo no vax avrebbe «preso di mira rappresentanti istituzionali e appartenenti all’ordine dei medici», online attraverso «commenti "violenti", postandoli in maniera coordinata e ripetitiva sui profili social delle vittime, soprattutto di chi esprimeva opinioni a favore dei vaccini», ma anche «imbrattando con scritte in vernice rossa le sedi di alcune Asl, di hub vaccinali, ospedali, ordini dei medici, scuole, sedi di alcuni sindacati e testate giornalistiche». 

Denunciati membri gruppo no vax: il video delle perquisizioni della polizia di Stato

Le azioni parrebbe venissero coordinate attraverso appositi gruppi Telegram, sui quali sarebbero poi anche state pubblicizzate le stesse incursioni, con la condivisione di immagini e screenshot dell'operato. Sempre in base a ciò che hanno rivelato gli investigatori, nel gruppo no vax sarebbero anche state create alcune «sfide» con cui i promotori avrebbero invitato gli adepti a «compiere azioni illecite», come ad esempio «posizionare striscioni o adesivi ritraenti il logo del gruppo su sedi istituzionali», in quella che viene indicata come «una sorta di gara» che avrebbe persino previsto «un premio in bitcoin da assegnare all’autore dell’azione più eclatante».

Stando a quanto rivelato dagli inquirenti, le perquisizioni eseguite dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Genova, con l’ausilio degli omologhi uffici e delle Digos di Brescia, Verona e Matera, e il coordinamento del servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, presso le residenze degli indagati, i loro luoghi di lavoro ed un maneggio in provincia di Brescia, avrebbero infine consentito di «acquisire evidenze informatiche di conferma dell’attuale operatività dei "ViVi" e di ritirare cautelativamente sei armi comuni da sparo, in disponibilità degli indagati, regolarmente denunciate». In base a quanto si apprende, sarebbe inoltre in corso «il sequestro preventivo dei loro mezzi di comunicazione e propaganda in rete», emesso dal Gip del Tribunale di Genova.

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