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Cronaca Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Citrobacter a Borgo Trento, una madre denuncia: «Ha ucciso mio figlio»

Dopo il caso della piccola Nina, ne spunta un altro. E sarebbero almeno una dozzina i neonati morti o con disabilità a causa del batterio

Da oggi, 15 giugno, dovrebbe essere operativo il reparto di terapia intensiva e pediatrica dell'ospedale di Borgo Trento, spostato nel padiglione 13 per permettere la bonifica delle sale dove si trovava precedentemente. Mentre il punto nascita del principale ospedale di Verona rimane aperto solo ai parti di emergenza; le altre nascite sono state programmate negli altri ospedali del territorio. Il ribattezzato "ospedale della mamma e del bambino" si è fermato per sanificarsi, sperando di eliminare il citrobacter che si annida al suo interno.

Il citrobacter è il batterio che ha provocato la morte di una bambina, Nina, nata prematura a Borgo Trento nell'aprile 2019 e deceduta dopo poche settimane. L'infezione da citrobacter aveva colpito il cervello della neonata, la quale si è poi spenta nell'hospice pediatrico di Genova. Il sospetto, da cui è partita anche un'indagine della magistratura, è che Nina abbia contratto il batterio nell'ospedale veronese. E il suo non sarebbe l'unico caso.

Camilla Ferro, su L'Arena di oggi, 15 giugno, riporta la testimonianza di un'altra mamma, nome di fantasia Anna, che ha partorito due gemelli il 6 ottobre scorso a Borgo Trento. I due neonati erano prematuri e sono stati tenuti in due diverse termoculle per aiutarli nei primi, delicati, giorni di vita. Sono un maschietto ed una femminuccia. Lei sopravvive, lui morirà sei mesi più tardi, 29 marzo, per l'infezione da citrobacter.
Il racconto di Anna è intriso di lacrime e dolore. Il dolore di una madre che sente di aver scelto per partorire il luogo dove il figlio potrebbe aver contratto il batterio che lo ha ucciso. E come lei altre madri, come quella di Nina, ora hanno il cuore spezzato per la morte o per le disabilità riportate dai propri figli a causa del citrobacter. Almeno una dozzina di casi, secondo Anna; casi che si sarebbero dovuti evitare e per questo, lei spera, che qualcuno paghi.

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