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Cronaca

Aziende agricole a Verona: la burocrazia costa 133 milioni l'anno

Gli adempimenti burocratici e i rapporti con la pubblica amministrazione costano ad ogni singola azienda agricola due euro ogni ora di lavoro, pari a 600 euro al mese e a 6mila annui

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeronaSera

C'è anche la misura della "semplificazione" nel decreto "del fare" del governo. Prevede un indennizzo ai cittadini per il ritardo nei procedimenti da parte della pubblica amministrazione. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha rimarcato che queste misure servono: “A dare la possibilità agli italiani che vogliono fare di poter compiere quelli interventi necessari per rilanciare l'economia del paese".

L’agricoltura ha dimostrato non solo di voler ma anche di saper fare, fermo restando che la burocrazia non sempre premia “chi fa” e, oltre a rappresentare un costo, è in molti casi uno strumento di dissuasione dal portare avanti i  progetti imprenditoriali. Gli adempimenti burocratici e i rapporti con la pubblica amministrazione costano ad ogni singola azienda agricola due euro ogni ora di lavoro, pari a 600 euro al mese e a 6mila annui. Gli agricoltori dedicano otto giorni al mese agli spostamenti nei vari uffici e a riempire i moduli richiesti dalla pubblica amministrazione. In totale sono 100 giorni l'anno.

È un fardello troppo pesante per le aziende agricole Veronesi che, anziché dedicarsi alle attività produttive come richiedono gli indirizzi sempre più specializzati, si trovano a rincorrere le  pratiche per riuscire ad assicurare la continuità di impresa. Paradossalmente finiscono per imparare un “nuovo mestiere” che sicuramente non è il loro e nemmeno ciò di cui ha bisogno l'economia del paese. Le aziende agricole scaligere ogni anno si vedono divorare da questo vorace "burocratosauro" più di 133 milioni di euro, il 30% dei quali addebitabile ai ritardi, ai disservizi e alle inefficienze della pubblica amministrazione.

Il provvedimento del governo va dunque nella giusta direzione. Ci si chiede, tuttavia, se sia sufficiente a risanare una situazione che ha assunto dimensioni paradossali. Ci si augura che da queste prime misure, soprattutto quella che riguarda l'indennizzo, possa scaturire una verifica puntuale sull'operato dei vari uffici che si interfacciano con l'agricoltura e che si arrivi a quella profonda riorganizzazione  che gli agricoltori  si aspettano e chiedono da tempo.

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