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Cronaca San Mauro di Saline / Via Roma

Cinquanta croci bianche appaiono in piazza con il volto delle vittime della strada

L'iniziativa di Avisl è stata messa in atto a San Mauro di Saline nella Giornata mondiale che le Nazioni Unite dal 1995 hanno voluto dedicare nella terza domenica di novembre alle persone decedute in incidenti stradali

Hanno fatto la loro apparizione domenica, nella piazza di San Mauro di Saline, cinquanta croci bianche che riportavano le foto di altrettante persone, tra le quali giovani, giovanissimi e intere famiglie: si trattava di un'iniziativa di Avisl (Associazione Vittime Incidenti Stradali, sul Lavoro e malasanità) che ha voluto ricordare le persone decedute in incidenti stradali nella Giornata mondiale che le Nazioni Unite dal 1995 hanno voluto dedicare loro nella terza domenica di novembre, come ci ricorda il quotidiano L'Arena. 
I coniugi Stefano Benato e Patrizia Pisi, che otto anni fa hanno perso l'unico figlio Alberto, investito da un'auto condotta da un ubriaco, hanno spiegato ai microfoni del giornale scaligero: "La scelta è caduta su San Mauro perché abbiamo voluto sensibilizzare sul problema anche la provincia, dopo anni di iniziative in città".
Nel corso della giornata di domenica, riferisce L'Arena, monsignor Mario Castagna ha celebrato la messa prima di benedire le croci poste in piazza, ricordando le vittime più vicine e conosciute dai compaesani alla presenza di alcuni dei loro amici e familiari. 
Simili vicende lasciano sempre una traccia di dolore nel cuore dei conoscenti delle vittime e Patrizia Pisi, responsabile per il Veneto di Avisl, lo sa: "Per questo ho aperto con Anna Maria Caliari, Ama, Associazione di mutuo aiuto, dove i superstiti si sostengono reciprocamente coinvolgendosi gli uni nelle difficoltà degli altri. Partecipano genitori, fratelli e sorelle di vittime della strada ma anche di incidenti sul lavoro e di malasanità - afferma sulle colonne del giornale scaligero -. Gli incontri sono aperti a tutti e chiunque può partecipare portando la propria sofferenza. Tante persone che pensavano solo a morire frequentando il gruppo sono riuscite a ritrovare un po’ di voglia di vivere e di speranza". Lo conferma sul quotidiano veronese anche Moreno Fabbro, che partecipa a questi gruppi insieme alla moglie e alla figlia rimasta, dopo la scomparsa di Antonio, l'altro loro figlio: "L'ho scoperto nei giorni successivi all'incidente di Antonio perché nella stessa pagina de L'Arena era pubblicata la cronaca dell'incidente e la testimonianza di un gruppo di mutuo aiuto a cui mi sono rivolto un mese dopo e dal quale non ci siamo più staccati riportandone un grande aiuto e sostegno". 
Poi Patritizia Pisi aggiunge: "Quando abbiamo notizia di fatti tragici scriviamo una lettera di condoglianze alla famiglia, spiegando anche la nostra opera e le sue finalità e molti si avvicinano fiduciosi e desiderosi di aiuto". 

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