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Cronaca Borgo Trento / Piazza Arsenale

Circolo Pink sul caso #Sposachivuoi: "Tradita Verona come città dell'amore"

Prese di posizione nette e contrarie sono state espresse anche dal PD. Alessia Rotta: "La giunta patrocina formazioni neo naziste ma censura la libera impresa quando non gradita al suo modo di pensare"

È terminata ieri, 4 febbraio, la due giorni di Verona Sposi, evento giunto alla 19esima edizione ed organizzato nell'Arsenale di Verona. Un'edizione quest'ultima che non resterà nella memoria per le sue iniziative, ma per le polemiche politiche scaturite dallo slogan usato da un'azieda che organizza matrimoni presente tra le altre all'interno dell'evento. Lo slogan di questa azienda era "Sposa chi vuoi" e il riferimento era chiaro: dimostrava un'esplicita apertura alle unioni civili. Anche le coppie dello stesso sesso festeggiano infatti la loro unione, esattamente come la festeggiano le coppie eterosessuali.

Apriti cielo. Il Popolo della Famiglia protesta e l'amministrazione comunale non può percorrere la via della cancellazione, come successo per il caso della Biblioteca Vivente del Tocatì, ma ottiene l'oscuramento dello slogan, scatenando nuove proteste. Proteste a cui si sono successivamente aggiunte quelle del Circolo Pink, circolo che si batte per i diritti del mondo GLBTQE. "Verona ha tradito la sua missione di città dell'amore", scrivono dal Circolo Pink.

E commenti negativi sono stati espressi anche da due candidati del Partito Democratico. "Chi governa la nostra città mostra ancora una volta tutta la sua ipocrisia - ha scritto Alessia Rotta - La giunta non ha alcun problema a patrocinare formazioni neo naziste ma arriva a censurare anche la libera impresa quando non gradita al suo modo di pensare. Questo è il vero volto della destra che si finge moderata".

Una giunta che tra le proprie fila ospita omofobi e oscurantisti - ha aggiunto Diego Zardini - Vorrei però ricordare che le unioni civili sono legge dello Stato e, come tale, la materia che trattano è soggetta alla libertà imprenditoriale e alla concorrenza leale. Le imprenditrici che hanno ideato questo slogan e pagato per lo spazio hanno tutto il diritto di presentare il loro lavoro senza scadere nelle censure della giunta comunale.

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