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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Università / Viale Università

Caso Formenti, l'università di Verona si difende. "Nessun clientelismo"

Il rettore Nicola Sartor ha affermato di non poter entrare nel merito della decisione della commissione esaminatrice del bando al centro di un'annosa disputa giudiziaria

Una contestazione fisiologica per un'istituzione che bandisce tanti concorsi. In questo modo a L'Arena, il rettore dell'università di Verona Nicola Sartor definisce il caso di Federico Formenti, riportato alla ribalta dalla trasmissione di Italia 1 Le Iene. Un ricorso come gli altri, secondo Sartor, che non mette in dubbio la validità di Formenti, ma conferma la regolarità del concorso.

La vicenda va avanti da anni, quelli spesi dal 39enne di Verona che dopo aver studiato e insegnato in prestigiose università inglesi partecipa ad un bando come ricercatore per l'università dei Verona e, nonostante i suoi meriti, non lo vince, ma gli viene preferita una candidata che poteva vantare numerose pubblicazioni insieme al direttore di Scienze Motorie Federico Schena. La tesi de Le Iene è che in sede di valutazione abbia pesato di più la stretta collaborazione tra la candidata e Schena rispetto al valore degli studi di Federico Formenti. Un caso di clientelismo e cioè: se sei amico delle persone giuste vinci i concorsi, altrimenti puoi anche aver studiato a Oxford ma il concorso non lo vinci. 

Questo è stato l'attacco frontale de Le Iene e questo anche il dubbio alla base dei ricorsi fatti (e vinti) da Federico Formenti, che non riesce a capire come mai la commissione esaminatrice abbia valutato più pertinenti le competenze della candidata vincitrice del bando rispetto alle sue. Ed è quello che dice di aver chiesto anche il rettore Nicola Sartor, che non può entrare nel merito della valutazione della commissione esaminatrice, ma ha richiesto (su sollecito del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso di Formenti) una descrizione più articolata di ciò che ha reso la candidata che ha vinto il concorso più pertinente a ciò che il bando chiedeva. Perché, alla fine, la parola su cui poggia la difesa dell'università è questa: pertinenza. Chi ha vinto il bando, lo ha vinto perché ritenuto più coerente alla figura ricercata dall'università. 

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