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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Borgo Trento / Via Santa Toscana

Cambio ai vertici della Fevoss: Alberto Borghetti è il nuovo presidente della onlus

Affiancato da un nuovo Consiglio direttivo composto da sei professionisti volontari, raccoglie l'eredità del fondatore, Alfredo Dal Corso, che ha lasciato dopo quasi trent'anni la presidenza dell'associazione per dedicarsi al progetto della Fondazione

Cambio ai vertici della Fevoss. A presiedere per il prossimo triennio la Federazione dei Servizi di Volontariato Socio Sanitario è Alberto Borghetti, 54 anni, avvocato. Rinnovato è inoltre il consiglio direttivo, composto da sei professionisti volontari, attivi in vari ambiti: i due vicepresidenti Lara Cicciarella, medico, e Carlo Bauli, avvocato, affiancati dai consiglieri Andrea Mazzai, commercialista, Sandra Zangiacomi e Sergio Gastaldelli, imprenditori, Renzo Zanoni, insegnante.

Borghetti raccoglie l'eredità di Alfredo Dal Corso, designato presidente emerito: fu quest'ultimo a fondare, il 15 giugno del 1987, l'associazione di volontariato divenuta, in quasi trent'anni di attività al servizio del prossimo, un'amorevole rete di solidarietà diffusa nel Veronese che ha coinvolto molti cittadini. L'associazione conta attualmente 477 volontari, di cui 200 donne. Dalla fine degli anni Ottanta allo scorso anno, sono state 2 mila 268 le persone ad aver fatto esperienza nelle fila della onlus che ha sede centrale a Veronetta, in via Santa Toscana.

«In questi ultimi mesi abbiamo lavorato per trasformare la Fevoss in associazione di secondo livello, passaggio divenuto necessario a garanzia di un servizio più puntuale attraverso le sue articolazioni nel territorio» motiva il neopresidente. Il cambiamento, spiega, «porterà ad un miglioramento delle funzioni di coordinamento e collegamento tra i Gruppi territoriali, evoluti in associazioni federate di primo livello». Evoluzione già formalmente completata per i Gruppi “Fevoss La luce di Belfiore”, “Fevoss Bure”, “Fevoss Castel d'Azzano solidale”, “Fevoss San Giovanni Paolo II di Buttapietra-Marchesino”, “Fevoss Verona Santa Toscana”, “Fevoss San Adriano di Zimella-Veronella”. Nella pratica, chiarisce, «miglioreranno la professionalità del personale, la capacità di selezionare e formare volontari, la capacità di realizzare e comunicare i progetti, grazie ad una segreteria amministrativa più efficiente e dotata di avanzati programmi informatici».

Il Dna della onlus non muta, poiché si tratta di un'evoluzione interna che avviene nel segno della continuità: «Nella volontà di recuperare quei valori originari, ispirati alle evangeliche Opere di Misericordia, e quei principi costituzionali che animarono i primi volontari e rappresentano tuttora un riferimento da seguire per un'organizzazione di volontariato modernamente laica». Ad assicurarlo è lo stesso Dal Corso, che ora si dedicherà a tempo pieno all'imminente nascita della Fondazione Fevoss, strumento a garanzia della continuità dell’opera finora svolta e a tutela del patrimonio associativo, sia ideale che materiale, costituito da automezzi ed attrezzature.

«Rimane l'attenzione ai cittadini in difficoltà economiche, malati o vittime di disagio sociale – evidenzia il fondatore –. Pur nelle difficoltà a portare avanti quei servizi che rappresentano i punti di forza della onlus, ma fidandoci dei nostri benefattori, che sono la mano concreta della Provvidenza, e del rafforzamento delle collaborazioni con enti pubblici e privati preposti alla cura della persona». La lista delle attività svolte si allarga all'assistenza sociale e sanitaria; ai trasporti su pulmini attrezzati per accompagnare chi non è autosufficiente verso i luoghi di cura, le cui richieste sono in aumento; il Convivio di Santa Toscana, il Bazar solidale; le iniziative ricreative e formative – dalle lezioni di informatica a quelle di lingua straniera – rivolte gratuitamente a giovani ed anziani del quartiere di Veronetta e all'intera città.       

Borghetti e Dal Corso

INTERVISTA CON IL FONDATORE DELLA FEVOSS ALFREDO DAL CORSO

«Aiutare il prossimo è questione antropologica che appartiene ad ogni persona: non si può essere felici da soli». Un motto per Alfredo Dal Corso, pioniere di quella solidarietà organizzata sulla quale si fonda la Fevoss grazie alla collaborazione di molti volontari, benefattori, sostenitori che hanno scelto di abbracciare l'associazione. 

Quale fu la scintilla ad animare lei e a spingerla a coinvolgere i primi volontari?
«Mi trovai un giorno ad assistere a domicilio una famiglia in difficoltà: la madre di un bimbo piccolo totalmente paralizzata. Visitare gli ammalati era una delle Opere di Misericordia che mi intrigavano di più nell'età giovanile. Questa fu la scintilla: una mamma, un figlio che non poteva accarezzare, quei silenzi laceranti. E le sue silenziose lacrime, che non ho più dimenticato. Da qui l'idea che solo l'azione continua di una solidarietà organizzata, un volontariato coordinato integrativo dei servizi istituzionali territoriali, poteva efficacemente coniugare valori, Opere di Misericordia e cittadinanza dei diritti. Una maniera nuova di concepire il “buon vicinato” per un'azione responsabile e qualificata tesa ad alleviare, curare, prevenire tante sofferenze».

Si partì dal riscoprire il “buon vicinato” fino a tessere una rete di solidarietà... 
«Non potevamo immaginare l'evoluzione che poi c'è stata dai tre ambulatori aperti nelle parrocchiali di San Giuseppe Fuori le Mura, Santa Croce e San Pio X nel quartiere di Borgo Venezia in cui operavano i primi volontari medici ed infermieri, che pure andavano a domicilio delle persone bisognose. Ad essi si aggiunsero i volontari domestici per l'assistenza a casa, i tecnici per le piccole manutenzioni, gli autisti per i trasporti verso luoghi terapeutici o di cura, gli informatori socio sanitari per la difesa dei diritti dei cittadini».

I bisogni di allora sono ancora attuali?
«Per tanti esclusi i bisogni di ieri sono gli stessi di oggi. Alle vecchie povertà se ne sono aggiunte altre, di nuove, in uno Stato di diritto ormai diseguale, perciò ingiusto. La realtà è sotto gli occhi di tutti: manca il lavoro capace di dar dignità ad ogni individuo e dedicarsi al volontariato è diventato “mestiere” da privilegiati. Mai agli albori della nostra missione avrei pensato alle persone con gravi difficoltà relazionali dovute a mutamenti sociali in atto: divorzi, solitudini, fallimenti. Persone che ora si rivolgono al nostro Centro di Santa Toscana, nelle declinazioni del Convivio e del Bazar solidale. Troppe volte i bisognosi bussano alla porta del volontariato per trovare risposta alla loro grave situazione esistenziale».

La Fevoss è in un momento di passaggio. Con quali indicazioni guarda al futuro?
«La Fevoss sta attraversando il momento forse più delicato della vita associativa. Questo passaggio è simile ad una provvidenziale transizione, iniziata un paio di anni fa. Prima di lasciare spontaneamente la guida all'assemblea, ho dato quattro indicazioni per il futuro: alimentare la spiritualità per un non fare senza anima, la formazione e informazione continua per una migliore capacità di aiuto, l'unità nella diversità tra realtà territoriali nello spirito comunitario, la testimonianza quale responsabilità di coerenza nella gioia del servizio donato».

Ha dei progetti ai quali tiene in particolare?
«Sono tre i progetti da realizzare urgentemente. “Riscopriamo il buon vicinato” che privilegia il servizio sanitario e sociale al domicilio delle persone: è nelle case che si consumano i peggiori drammi. Il Convivio di Santa Toscana: opportunità di riscatto attraverso la convivialità e l'incontro di chi può comprendere l'affanno della tua condizione di sofferenza. Il Bazar solidale che tende la mano a chi è in disagio economico. Ma non si può far nulla senza il sostegno economico delle persone e dei benefattori che si fanno provvidenziali interpreti delle necessità della nostra gente».

Cosa farà adesso, oltre ad occuparsi della Fondazione Fevoss?
«Ho la grazia di essere nonno: dono grande che riempie di senso la mia vita e dei miei familiari. Ma mi si velano gli occhi di commozione al ricordo di tante persone, volontari e benefattori, conosciuti negli anni di attività. Sono fiero dell'altruismo di ciascuno di loro, come dell’organizzazione di volontariato che li ha accolti e che ho avuto l’onore di “generare”. Sentimenti che scaturiscono dalla compassione di un uomo nuovo che, tanti anni fa, si è lasciato sedurre dalla solidarietà organizzata e condurre da essa su sentieri talvolta impervi dell'utopia umana. La stessa che nel tempo lo ha plasmato, trasformandolo, con l'aiuto di tanti “chiamati” al ruolo di volontari o benefattori. Così forse da renderlo un po' più saggio e ad oggi più sereno».

LA FEVOSS IN NUMERI

  • 477 volontari (al 31 dicembre 2015) dei quali 200 donne.
  • 2 mila 268 le persone che, dal 1987 al 2015, hanno fatto esperienza di volontariato nella Fevoss.
  • Oltre 34 mila prestazioni erogate nel 2014 a fronte di più di 62 mila 500 ore donate dai volontari a vantaggio di circa 18 mila 700 assistiti (anno 2014). Quasi il 77% delle prestazioni è di carattere sociale.
  • Quasi 223 mila i chilometri percorsi dai 12 pulmini della onlus (anno 2014). Trasporti su mezzi attrezzati che sono frutto di convenzioni (con Università degli Studi di Verona, Pia Opera Ciccarelli, Ulss 20), ma per la maggior parte, circa 9.000, arrivano su richiesta di privati cittadini non autosufficienti negli spostamenti.
  • Gli autisti volontari (60 nel 2014) hanno donato quasi 30 mila ore del proprio tempo, per aiutare oltre 13 mila utenti.
  • La rete solidale della Fevoss è presente in città: a Veronetta, Borgo Milano, Marzana, Ospedale Villa Santa Giuliana, Poiano, Porto San Pancrazio, San Michele (Noi x voi), Borgo Santa Croce, Santa Maria Regina (La sorgente); e in provincia a Belfiore (La luce), Bosco Chiesanuova, Bussolengo (Trasporto Filo Diretto Il Glicine), Buttapietra (San Giovanni Paolo II), Castel d’Azzano, Castelnuovo del Garda, Cerro, Concamarise, Costermano, Erbé, Gazzo, Mezzane di Sotto, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Pietro Incariano - Bure, Sommacampagna, Sona, Zimella.

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