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Cronaca

Bullismo, un libro sui temi del disagio

Il 21% degli episodi non viene divulgato dalle vittime

Contro diniego e umiliazione. Queste le parole chiave dell’attività di sensibilizzazione in informazione su bullismo e droga svolta dai Centri di Informazione e Consulenza nelle scuole superiori cittadine presentata dall’assessore all’Istruzione Marco Lucani. Con il contributo della Consulta provinciale studentesca è stato realizzato “Non chiamatemi bullo ma con il mio nome”, un libro nel quale vengono approfonditi gli aspetti del disagio che pochi ragazzi provocano nelle scuole, focalizzandosi anche sui comportamenti perseguibili dalla legge.

“Il Cic conta 26 sportelli in altrettanti istituti superiori, con 16 consulenti a disposizione di studenti e professori, ma anche delle famiglie -ha dichiarato il professor Doriano Dal Cengio dell’Ulss 20- L’anno scorso ci sono stati 987 studenti che si sono rivolti a noi per un consulto. Il 15% di loro parlava di episodi di bullismo” e qui interviene Andrea Wegher, tutor regionale della consulta degli studenti: “Ma questo dato vuol dire poco. Infatti la tendenza generale è quella di insabbiare l’accaduto, far finta di niente per non mostrarsi deboli o insicuri. Se è vero che i primi osservatori sono gli studenti, tocca anche agli insegnanti in quanto educatori il compito di far presente agli sportelli Cic sulle situazioni di disagio in classe”.

Si, perché nonostante gli adolescenti facciano fatica a parlarne, il disagio c’è ed è molto complesso. “Ci sono varie forme di bullismo –continua il dottor Dal Cengio- i più frequenti sono gli episodi in cui viene coinvolta tutta la classe, che occupano il 28% della torta, seguiti dagli episodi di bullismo in rete, detto cyberbullismo con il 27%. A pari merito con il 12% ciascuno, gli episodi violenti e di limitazione della libertà personale. Ma quello che sconcerta è il restante 21% che riassume tutti quelli episodi in cui le vittime stanno zitte.”

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