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Cronaca

Balneazione, l'Ue: "A rischio tre siti veronesi"

Scarsi impianti di depurazione e zone industriali adiacenti: 23 spiagge venete nel mirino

Bandiere blu svettano sulle spiagge europee, dal Mar Baltico al Mediterraneo, in un'Europa dove le acque continuano ad essere di alta qualita': il 96 percento dei siti di balneazione sulle coste, e il 90% in riva a fiumi e laghi - in tutto oltre 20mila siti - rispettano infatti i requisiti minimi di qualita' posti dall'Europa. Dalla mappa sulla qualita' delle acque balneari per il 2009 in Europa, presentata oggi a Bruxelles, emerge pero' che in otto paesi europei bisogna ancora darsi da fare.

Tra questi c'e' l'Italia, dove ''56 siti balneari (51 costieri e 5 interni) non erano conformi ai requisiti minimi della direttiva Ue sulla qualita' delle acque''. Le cause sono da ricercare - precisano gli esperti di Bruxelles - o da carenti impianti di depurazione delle acque reflue in quelle aree, o perche' situate sugli estuari dei fiumi, o in zone industriali. Dei 56 siti, registrati nel 2009, otto erano in Liguria (3 in provincia di Imperia e 5 di Genova); uno in provincia di Bolzano: altri 23 in Veneto (3 siti in provincia di Verona, 10 a Chioggia (Venezia), 5 a Porto Tolle e 5 a Rosolina (Rovigo). In Toscana, l'Ue registra un sito a Piombino (Livorno); altri quattro nelle Marche (uno in provincia di Macerata e 3 di Ascoli Piceno) e un altro in provincia dell'Aquila (Abruzzo). Dei restanti 14 siti, 5 sono in Campania (4 in provincia di Napoli e uno di Salerno); sei in Calabria (tutti in provincia di Reggio Calabria) e 3 in provincia di Messina.

Si tratta di bandiere rosse che, va riconosciuto, rappresentano per l'Italia appena l'1 percento dell'insieme dei siti balneari nazionali il cui numero e' il piu' elevato d'Europa, oltre 5.600.

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